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Apollo e Dioniso psicanalitici

Voglio qui tentare di offrire una mappa eretica che congiunga le tre istanze psichiche proposte da Freud (super-io, io e es), il mito greco all’origine della filosofia così come analizzato da Giorgio Colli e le esigenze psico-rivoluzionarie di David Cooper. Premettendo però che non voglio e soprattutto non posso analizzare le istanze psichiche nell’orizzonte della critica alla teoria freudiana avendone una sommamente insufficiente conoscenza diretta. Riprendo invece le tre istanze dall’interpretazione psicoanalitica offerta da Slavoj Žižek nei due film di Sophie Fiennes Guida perversa al cinema (2006) e Guida perversa all’ideologia (2012).

Partiamo dal mito greco. Giorgio Colli, nel suo La nascita della filosofia (Adelphi, 1975), parte dall’interpretazione della tragedia offerta da Nietzsche per correggere la dicotomia proposta tra Apollo e Dioniso che rappresenterebbe quella tra arte ed ebbrezza. Colli, facendosi forte del proprio studio dei frammenti presocratici, mostra come tale dicotomia sia esagerata e fuorviante. Apollo e Dioniso sono sì agli estremi opposti, ma dello stesso elemento: la sapienza. La sapienza di cui è incarnazione Apollo è di tipo profetico mentre quella di Dioniso di tipo misterico. Qui un passo diretto di Colli:

...si distinguono quattro specie di follia, la profetica, la misterica, la poetica e l’erotica: le ultime due sono varianti delle prime due. La follia profetica e quella misterica sono ispirate da Apollo o da Dioniso […]. […] Apollo non è il dio della misura, dell’armonia, ma dell’invasamento, della follia. Nietzsche considera la follia pertinente al solo Dioniso, e inoltre la circoscrive come ebbrezza. Qui un testimone del peso di Platone ci suggerisce invece che Apollo e Dioniso hanno un’affinità fondamentale, proprio sul terreno della “mania”: congiunti, essi esauriscono la sfera della follia, e non mancano appoggi per formulare l’ipotesi – attribuendo la parola conoscenza ad Apollo e l’immediatezza della vita a Dioniso – che la follia poetica sia opera del primo e quella erotica del secondo. [p. 20-21 della 6. ed.: 1985; evidenziazione mia]

Apollo è dunque il dio della conoscenza e dell’arte. Ma arte e conoscenza si esprimono in un modo particolare e per nulla amichevole: attraverso gli enigmi forniti tramite la divinazione. Gli enigmi sono problemi mortali da sciogliere, come quello proposto dalla Sfinge che divora chiunque sbagli la risposta. Ancora Colli:

Attraverso l’oracolo, Apollo impone all’uomo la moderazione, mentre lui stesso è smoderato, lo esorta al controllo di sé, mentre lui si manifesta attraverso un “pathos” incontrollato: con ciò il dio sfida l’uomo, lo provoca, lo istiga quasi a disubbidirgli. Tale ambiguità si imprime nella parola dell’oracolo, ne fa un enigma. L’oscurità paurosa del responso allude al divario tra mondo umano e divino. [p. 49]

Proprio in questa raffigurazione della divinità apollinea si riconosce il Super-io presentato da Žižek: non un’anodina tabella di regole da seguire ma una potente forza che rinchiude l’Io in un recinto di vincoli e restrinzioni. Al contrario Dioniso è il lato misterico che offre all’uomo la verità esoterica del nulla rispecchiandosi nell’Es che fornisce all’Io quell’energia psichica che il Super-io tende a imbrigliare. Sia le due divinità, sia le due istanze psichiche, per quanto apparentemente contrarie, sono in realtà complementari.

Quando David Cooper incita ad uccidere il padre come forma rivoluzionaria di soppressione del modello patriarcale della famiglia borghese su cui si poggia il potere, non è difficile vedere in tale esortazione un’incitazione ad affrancarsi dal Super-io che rappresenta a livello psichico il padre che odiamo perché non segue lui stesso le limitazioni che ci impone. Ma dove David Cooper non si spinge è nell’individuare anche nell’Es una parallela fonte di sottomissione: non possiamo liberarci da Apollo senza eliminare anche Dioniso. Nel mito greco una delle figure chiave è quella di Teseo che, per amore di Arianna, s’inoltra nel Labirinto ed uccide il Minotauro. Colli ci spiega come in questo mito vi sono sia elementi apollinei sia elementi dionisiaci: Dedalo costruttore del Labirinto ed il Labirinto stesso sono quelli apollinei che contemporaneamente ordinano ed imprigionano il caos impersonato dal Minotauro; Arianna ed il Minotauro sono invece quelli dionisiaci che nella forma di “eros” e “thanatos”, di amore e morte, spingono e definiscono l’azione di Teseo, l’eroe umano, corrispettivo nel mito dell’Io. Questo mito e la collocazione misterica del dionisiaco possono far supporre una desinenza materna dell’Es, il richiamo dell’utero materno in cui annullarsi, che è energia psichica assieme a “cupio dissolvi”. Entrambe queste due polarità imbrigliano e vincolano l’Io. Non basta allora l’uccisione del padre: è necessaria anche quella della madre. Per l’uscita dalla fase dell’infanzia (la Childhood’s End per citare un bel titolo di un bel romanzo di Arthur C. Clarke, poi diventato anche serie TV non così bella) occorre riuscire ad affrancarsi sia dal limite imposto dal Super-io sia dalle spinte causate dall’Es. Che sia possibile del tutto questo compito forse è impossibile, ma come per ogni altra cosa è un viaggio da una gradazione minima di libertà ad una massima o quanto meno ottimale. E come Teseo, fuggito dal Labirinto dopo aver ucciso il Minotauro, abbandona Arianna a Nasso, anche noi dobbiamo cercare di conquistare una libertà che ci consenta di affrancarci dai poteri esteriori per poter quanto più possibile liberare il potere interiore della consapevolezza e dell’autonomia.

Sempre su apollineo e dionisiaco nell’orizzonte ludico puoi leggere questo post: Caillois tra apollineo e dionisiaco


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