Passa ai contenuti principali

CAILLOIS TRA APOLLINEO E DIONISIACO


La lettura del classico dei game studies I giochi e gli uomini: la maschera e la vertigine di Roger Caillois (pubblicato da Caillois nel 1958 e letto nell’edizione Bompiani del 2019) mi ha riportato ad una vecchia ed appassionante lettura dell’epoca degli studi universitari. Una lettura che come un mantra ritorna come richiamo necessario per approfondire e dipanare nodi che incontro in svariati nodi del conoscere.

Faccio però un passo indietro. Ritorno all’Homo ludens di cui ho giò parlato qui e qui per ricordare come Huizinga proponga un’interpretazione “civilizzatrice” del gioco. Per Huizinga infatti dal gioco gli uomini traggono le “meccaniche” per le istituzioni civili che si sono venute raffinando (e progressivamente perdendo la qualità ludica) nel corso della storia. Per Huizinga il gioco è alla base della filosofia, del diritto, della scienza, ecc. (Considerando che il libro di Huizinga è del 1933) Caillois riparte da qui e raffina ulteriormente tale interpretazione ludico-antropologica, sfruttando la sua geniale categorizzazione del gioco nelle categorie Agon (competizione), Alea (fortuna), Mimicry (simulacro) e Ilinx (vertigine) (che a loro volta s’intersecano con le coordinate Paidia - gioco libero - e Ludus - gioco fortemente regolamentato). Caillois individua nelle società primitive, sciamaniche, la prevalenza delle categorie Mimicry e Ilinx: in queste società prevale il rito orgiastico in cui lo sciamano, tramite la maschera della divinità, viene posseduto da essa che per mezzo di lui e della perdita dell’orientamento tramite danze e rituali si offre alla tribù anche tramite verdetti o oracoli. Col divenire le istituzioni progressivamente più complesse, il lato simulacro e vertigine viene fortemente limitato a situazioni formalizzate e separate dallo svolgimento della vita civile come le funzioni religiose, il teatro e il luna park. Al loro posto diventano preminenti Agon e Alea: la prima non solo come forma di competizione sportiva, ma soprattutto nel concetto fondante della vita amministrativa costituito dalla “meritocrazia”. I vertici della vita pubblica sia nella politica che nel lavoro dovrebbero essere premio ai migliori attraverso una selezione assolutamente egualitaria. Dato che però la gente è tanta ed i posti al vertice sono pochi, fa da contraltare il principio della fortuna che lascia la speranza a chi non abbia la possibilità di raggiungere tramite superlative capacità vette di potere o di ricchezza, di poter incontrare la dea bendata che gli conceda, al tavolo da poker, della roulette, seduto davanti alle slot o semplicemente mediante un biglietto della lotteria, un riequilibrio della vita non esaltante che sta conducendo. Per questo l’Alea e le attività e i giochi che la riguardano sono considerate moralmente riprovevoli (tanto più nei regimi comunisti che dovrebbero, secondo Caillois, essere quelli che più di tutti basano la mobilità sociale sul principio della meritocrazia piuttosto che sul censo o sui beni familiari) ma non di meno necessari come valvola di sfogo all’insoddisfazione popolare.

Riporto a tal proposito un passo estremamente interessante dello stesso Caillois (pp. 120-121):

Così, nel mondo indo-europeo, il contrasto fra i due sistemi resta a lungo evidente nell’opposizione delle due forme di sovranità che gli studi di G. Dumézil hanno messo in luce. Da un lato, il Legista, dio sovrano che presiede al rispetto del contratto, giusto, ponderato, scrupoloso, conservatore, garante severo e automatico della norma, del diritto, della regola, la cui azione è legata alle forme necessariamente leali e convenzionali dell’agon, sia nella lizza, in combattimento singolo ad armi pari, che in tribunale, attraverso l’applicazione imparziale della legge; dall’altro, il Frenetico, anch’egli dio sovrano, ma ispirato e tremendo, imprevedibile e paralizzante, rapito in estasi, mago potente, maestro di prodigi e metamorfosi, spesso capo e garante di una schiera di maschere scatenate.


Caillois riprende qui alla perfezione, seppure senza nominarla, la nietzscheana distinzione tra apollineo e dionisiaco. E proprio per questo è necessario riprendere un testo breve eppure fondamentale: l’Introduzione di Giorgio Colli alla raccolta di frammenti da lui curata La sapienza greca (Adelphi, 1977 - l’edizione utilizzata è quella del 1990). Colli, contemporaneo di Caillois, è docente di Storia della filosofia antica ma anche autore, insieme a Mazzino Montinari, di un’edizione critica fondamentale di tutte le opere di Nietzsche. Nel suo testo introduttivo Colli parte esattamente dalla distinzione tra Apollo come divinità della sapienza che trasmette agli uomini attraverso le leggi, contemporaneamente principio di ordinamento e di mascheramento in quanto la trasmissione avviene attraverso l’illusorietà del linguaggio, e Dioniso come divinità della sapienza (e non dell’ebbrezza come da macchiettistica traduzione latina) intesa come l’abbracciare la realtà in modo completo. Compiendo una disamina della tradizione orfica (Orfeo, già discepolo di Dioniso, fu da questo ucciso per avergli preferito Apollo e la poesia e la musica di cui Apollo è protettore), Colli spiega come la distinzione è insieme anche unità: da una parte Apollo come sapienza ordinata di un corpo di regole, dall’altra Dioniso come conoscenza misterica e da iniziati (che, in quanto tale non può essere detta/rivelata, all’interno dei circoli interni dei misteri eleusini) delle regole al fondamento del mondo e dell’essere. Dioniso, spiega Colli, è un dio straniero e più antico delle divinità della classicità greca e porta in essi scompiglio tramite il suo essere sempre unione di opposti: maschio e femmina, amore e odio, vita e morte, gioco e violenza, ecc. E qui non è possibile non soffermarsi: Dioniso è il dio del gioco (a fronte di Apollo, dio dell’ordine e della misura). In questo pertanto è all’origine della civiltà che solo in una fase successiva sarà stabilizzata mediante l’influenza apollinea. Colli riporta inoltre un altro potente mito relativo a Dioniso: Dioniso si specchia (per conoscere se stesso, anche se quanto vede non è la realtà quanto un riflesso) e specchiandosi vede il mondo. Il mondo pertanto, e noi stessi che lo abitiamo, non è che un riflesso del dio così come le regole e le leggi non sono che un riflesso del gioco del dio stesso. Questa conoscenza misterica in qualche modo si allinea alle ossessioni dickiane sull’essenza illusoria del mondo in cui viviamo (vedi: Philip K. Dick L’esegesi, Fanucci, 2015) ma anche all’esortazione di De Koven di vivere in modo “giocoso” (vedi Bernie De Koven A Playful Path, 2013 ne ho parlato estesamente qui). E ci dice che le leggi, l’ossessione per l’ordine e per la meritocrazia che dominano il mondo attuale, sono in realtà un’illusione. Lo mostra con efficacia Christopher A. Paul quando analizzando il contesto dei videogiochi e degli esport (nel libro The Toxic Meritocracy of Video Games, University of Minnesota Press, 2018), che pure dovrebbero essere (ancor più dei regimi comunisti) il luogo in cui l’egualitarismo meritocratico regna in forma perfetta (vinco solo se sono il più bravo) in realtà sono il luogo in cui più che altrove domina settarismo (ad esempio nei confronti dei giocatori di sesso femminile) ed ineguaglianza di condizioni (ad esempio divento bravo solo se ho una famiglia che me lo permette - per ideologia e reddito).

Apollo

Dioniso

Vivere in modo giocoso, dionisiaco, allora significa essere in grado di vedere tutto: il divertimento e la violenza che ci sono nel mondo ed anche nel gioco. Vederlo significa prenderne coscienza per forse non eliminare la seconda ma quantomeno riuscire a limitarla. Ad esempio un modo lo suggerisce indirettamente Caillois ricordando che i governanti nell’antica Atene venivano scelti per sorteggio (utilizzando quindi il principio dell’alea piuttosto che quello dell’agon insito nelle elezioni) e inducendo a chiederci, alla vigilia di un referendum che ne propone la riduzione del numero con finalità di risparmio e di efficienza, se non sarebbe meglio recuperare quel principio. Robert A. Heinlein, nel suo famoso romanzo Fanteria dello spazio (l’edizione più recente dovrebbe corrispondere alla 17. uscita di Urania collezione: Mondadori, 2004), immaginava che nel futuro solo chi avesse fatto il servizio militare volontario potesse votare (e quindi contribuire a scegliere i governanti). Più pacificamente forse limitare l’accesso ad amministrazione e governo a chiunque alla maggior età abbia superato una sorta di “Invalsi” di cultura generale e con approfondite conoscenze di quella che una volta si chiamava “educazione civica”, selezionando poi amministratori e parlamentari tramite un sorteggio (garantendo la conservazione dell’eventuale posto lavorativo previgente ma impedendo conservazione della carica) cioè sfruttando ciecamente il principio dell’alea, non garantirebbe governanti migliori, ma almeno farebbe scomparire il teatrino delle promesse elettorali e magari renderebbe più difficile la coartazione da parte di quello o di quell’altro dei poteri forti.
Proviamo a giocare?
Roger Caillois


Commenti

I post più popolari nell'ultimo anno

Contro la divinazione fast-food: lo "I Ching"

I miei figli ogni tanto si e mi domandano quale esattamente sia la mia fede religiosa. Un po’ per scherzo un po’ no, dico loro che sono taoista: del resto ho riletto il Tao Te Ching (meglio: il Daodejing secondo la translitterazione Pinyin; per motivi puramente sentimentali mi sia perdonato l’uso della vecchia translitterazione Wade-Giles per parlare del Libro della Via e della Virtù ) svariate volte e ne posseggo almeno 4 edizioni significative (Adelphi, Utet e due diverse Einaudi). Certo la mole è diversa rispetto ad altri testi "sacri" quali la Bibbia o il Corano, ma per certi versi contrapposta alla difficoltà e profondità del messaggio. Tuttavia non vorrei qui parlare del Tao Te Ching , quanto di un altro classico cinese ancora più antico: Il libro dei Mutamenti o I Ching (Pinyin: Yijing ). La composizione dell’ I Ching risale a oltre un millennio prima della nascita di Cristo come forma di registrazione delle divinazioni fatte utilizzando le ossa degl

Homo ludens: play e game

  La lettura di Homo ludens di Johan Huizinga, il testo che per primo consapevolmente e programmaticamente analizza il gioco all’interno della storia e della cultura umana, e che per questo viene considerato all’origine dei “game studies” ( vedi qui per un parallelo tra l’analisi huizinghiana e l’antico classico cinese I Ching ), pubblicato originariamente nel 1939, nell’edizione italiana (quella utilizzata dal sottoscritto è del 2002) Einaudi si arricchisce di un saggio introduttivo di Umberto Eco del 1973: “Homo ludens” oggi . Sinteticamente Eco rimprovera ad Huizinga di non considerare nel suo testo la dicotomia, perfettamente esplicitata in lingua inglese, tra play e game . Play , l’oggetto del libro huizinghiano, è l’attività ludica, il giocare. Game è invece il sistema di regole e meccaniche del gioco. Nella sua critica ha ragione a sottolineare come Huizinga, che pure sottopone ad una analisi linguistica approfondita il concetto di gioco passando dalle lingue primitive a quel

No more Facebook

Ormai da più di un mese il mio account Facebook è bloccato. Tutto è iniziato con la richiesta di Facebook di caricare un documento d'identità fotografandolo tramite una app messa direttamente a disposizione dal social. Da allora il laconico messaggio che mi si propone è il seguente: Il controllo delle tue informazioni potrebbe richiedere più tempo del solito Grazie per aver inviato le tue informazioni. Le abbiamo ricevute correttamente. A causa della pandemia di coronavirus (COVID-19), disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni. Il controllo del tuo account potrebbe richiedere più tempo del solito. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non potrai usare il tuo account. Grazie per la comprensione.  Ora, dopo il tempo passato, il messaggio è evidentemente farlocco dato che anche la pubblica amministrazione più inefficiente e disorganizzata sarebbe riuscita in oltre un mese a controll