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Homo ludens e I Ching

Completata la lettura del classico sui “game studies”,
Homo ludens di Johan Huizinga (pubblicato per la prima volta nel 1939, l’edizione a cui si fa riferimento è quella Einaudi, 2002), mi pare non sia inutile far notare come l’analisi possa essere estesa ad uno dei classici cinesi di cui ho scritto qui poco tempo fa: lo I Ching o Yijing.

Huizinga mostra come la cultura abbia origine dall’attività ludica che, nell’antichità è non solo alla base, ma componente prioritaria di tutte le attività culturali umane. La società, mostra Huizinga, nasce da gioco: dagli esseri umani che utilizzano tale attività pre-umana come struttura per l’edificazione delle pratiche culturali anche apparentemente lontanissime dal ludico come quelle filosofico/religiose, giudiziario/belliche, ecc. Per questo ha senso provare a pensare alla genesi dell’I Ching dalla prospettiva ludica. Intanto l’I Ching è forse il più antico testo umano pervenutoci praticamente in forma integrale. Ricordiamo che la genesi della sua composizione risale ad un millennio prima di Cristo (quindi precede di quasi quattro secoli i presocratici di cui comunque ci sono pervenuti solo frammenti). L’I Ching nasce come (e continua ad essere un) testo oracolare che, come bene spiegato da Richard J. Smith in I Ching, una nuova lettura del libro dei Mutamenti (il Mulino, 2018), nasce dall’interpretazione delle linee continue o interrotte provocate dalla combustione sulle ossa. Linea continua yang cioè luminoso, forte, duro, maschile; linea spezzata yin cioè scuro, debole, molle, femminile. Si tratta di uno schema binario che ricorda gli 0 e 1 del linguaggio macchina degli elaboratori e che, proprio come quello, può combinarsi per rappresentare scenari estremamente complessi. Le prime combinazioni sono nella forma degli 8 trigrammi che si ampliano successivamente ai 64 esagrammi canonici. Il metodo di consultazione passa dal primitivo esame delle ossa alla composizione mediante un metodo che è praticamente un solitario: la individuazione delle linee che compongono l’esagramma tramite un complesso rituale eseguito dividendo e selezionando sottili steli di millefoglie (o bastoncini). Anche la semplificazione introdotta in seguito con l’utilizzo di tre monete resta nell’ambito del ludico: come il giocatore che lancia i dadi o comunque la moneta per decidere la sorte in testa o croce, così l’interprete dell’I Ching lancia sei volte le tre monete per individuare la composizione dell’esagramma e vedere quali mutamenti esso preveda. 

In considerazione del fatto che l’I Ching è un libro-mondo: un testo sapienziale che non solo predice la sorte ma anche una sorta di calendario-enciclopedia sul ciclo degli avvenimenti e sul modo più avveduto per situarsi al loro interno, è anche la prova più evidente della correttezza delle intuizioni di Huizinga: la consultazione ludica dell’oracolo si trasforma in modello per la costruzione della società e dei suoi apparati. L’I Ching nel mondo orientale è l’anello (mancante in quello occidentale) di congiunzione tra il ludico che si fa rituale che si fa norma sociale.

Consultiamo l’oracolo relativamente al tema del gioco nella storia dell’umanità. Ottengo 10 con la seconda linea mobile che muta l’esagramma in 25. Dalla versione di Daniele Ferrero:



10. Il procedere - Adempimento

Sentenza: Il Procedere. Procedere sulla coda della tigre; essa non morde. Riuscita.

Linea 2 - Yang (9): Procedere sulla via semplice e piana. Oracolo per un uomo solitario: fausto.

25. L'Innocenza (L'Inaspettato) - Senza falsità

Sentenza: L'Innocenza. Suprema riuscita. Propizio oracolo. Se non si è retti, seguirà una disgrazia. Non è propizio andare in alcun luogo.

Commento dall’edizione Wilhelm (Astrolabio, 1950):

10. Il procedere significa da un lato il giusto modo di comportarsi. Sopra è il cielo, il padre, sotto è il lago, la figlia minore. Ciò mostra la differenza fra alti e bassi, base del giusto comportamento in società. Procedere significa in cinese letteralmente: “montare su qualche cosa”. Il piccolo, sereno monta sul grande forte. La direzione di moto dei due segni primordiali è verso l’alto. Che il forte monti sul debole è una cosa naturale, che nel Libro dei Mutamenti non è specificatamente detta. Il montare del debole sul forte non è pericoloso perché avviene giocosamente [evidenziazione mia], senza presunzione, così che il forte non si irrita e bonariamente lascia fare.

Nove al secondo posto significa: [...] È rappresentata la situazione di un saggio solitario. Egli si tiene lontano dall’andirivieni del mondo, non pretende nulla da nessuno e non si lascia accecare da mete allettanti. Rimane fedele a se stesso e cammina così su una strada pianeggiante, in pace, attraverso la vita. Siccome è frugale e non provoca il destino, rimane libero da complicazioni.

25. [...] Se quindi il moto segue la legge del cielo l’uomo è innocente e senza falsità. Quest’è l’indole schietta, naturale, non offuscata da riflessione e da secondi fini. Dove si avverte l’intenzione, la schiettezza e l’innocenza della natura sono perdute. [...]

L’uomo ha ricevuto dal cielo la sua natura originariamente buona, onde essa lo guidi in ogni suo movimento. Abbandonandosi a questo influsso divino che è in lui, l’uomo acquista una genuina innocenza, la quale, senza recondite mire di compenso e vantaggio, agisce senz’altro rettamente con istintiva sicurezza. Questa sicurezza istintiva opera sublime riuscita ed è propizia per perseveranza. Ma non tutto è natura istintiva in questo significato superiore della parola, bensì soltanto di ciò che è retto, ciò che coincide con la volontà del cielo. Senza questa rettitudine un modo di agire istintivo, senza riflettere, non produce altro che disgrazia.

Nell’interpretazione il testo sembra confermare l’interpretazione huizinghiana segnalando il passaggio dal gioco alla cultura come un transito ottenuto lentamente e gradualmente sforzando dolcemente eventi maggiori ad adattarsi alla quotidianità. Il saggio della linea mutante potrebbe essere riconosciuto in Huizinga, studioso a suo modo isolato, e che solo decenni dopo è stato riconosciuto come antesignano dello studio sui giochi. Infine l’esagramma conclusivo pur non essendo negativo sottolinea il rischio. Già Huizinga sottolinea come il gioco per essere tale debba essere privo di finalità materiale ed è solo così che è potuto diventare cultura. Al contrario già nelle pagine finali sottolinea come già al suo tempo (fine Ottocento e inizio Novecento) il ludico (l’innocente, il privo di secondi fini) sia stato piegato ad uno sfruttamento materiale. La ludicizzazione di tutto quanto ci sta intorno (lavoro, economia, politica, ecc.) non è come nell’antichità fine a se stessa ma piuttosto è legata ad arricchimento, sfruttamento, potere. Questo, mi pare di poter leggere, porta disgrazia, come del resto anticipato da Huizinga che scorgeva nel passo dell’oca dei nazisti una perversione socialmente cancerogena del libero sia pur a volte insensibile e crudele danzare del gioco. Nella sentenza dell'I Ching risuona la conclusione (amara) di Huizinga:

Se questa qualità ludica vorrà creare o promuovere la cultura, allora dovrà essere pura. Non dovrà consistere nel pervertimento o nell'abbandono delle norme prescritte da ragione, umanità e fede. Non dovrà essere una falsa apparenza dietro la quale si mascheri un disegno di realizzare date mire con forme ludiche appositamente coltivate. Il vero gioco esclude ogni propaganda. Ha in sé la sua finalità. Stato d'animo e sfera sono quelli della lieta esaltazione, non dell'eccitazione isterica. La propaganda odierna che cerca di sequestrare ogni campo di vita, usa i mezzi destinati ad ottenere isteriche reazioni di massa, e perciò non si può accettarla - neppure quando assume delle forme di gioco - come una manifestazione moderna dello spirito ludico, ma soltanto come una sua falsificazione.


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