Passa ai contenuti principali

Considerazioni finali su cosa aspettarsi di più dalle biblioteche post Covid-19

Nei mesi scorsi, nel pieno del lockdown per fronteggiare la pandemia di Covid-19, è uscita l'edizione italiana di Expect More: Demanding Better Libraries For Today’s Complex World di R. David Lankes curata da Anna Maria Tammaro ed Elena Corradini per Editrice Bibliografica col titolo Biblioteche innovative in un mondo che cambia. Trovate la mia recensione del volume qui e qui invece un paio di domande scambiate via Facebook con l'autore.
In conclusione a quanto già scritto vorrei tentare di interpretare quanto suggerito da Lankes nel suo volume di 8 anni fa e nelle sue riflessioni attuali.
Fondamentalmente mi sembra possibile individuare 3 indicazioni per il futuro lavoro dei bibliotecari.

  1. devono lavorare per creare delle vere "biblioteche digitali" che non siano mere raccolte di ebook gestite da terze parti quanto piuttosto servizi bibliotecari reali che seguano una carta delle collezioni ed abbiano a disposizione servizi di reference ed altri servizi virtuali gestiti da bibliotecari;
  2. devono in prima persona occuparsi dentro e fuori la biblioteca di tematiche connesse col Diritto d'autore per impedire o quanto meno limitare le pretese di chiusura da parte del mondo economico ed imprenditoriale, in particolare dove gli interessi economici vadano a confliggere con gli interessi generali della formazione e della salute;
  3. devono occuparsi dentro e fuori la biblioteca di "ecologia dell'informazione" anche lavorando (sia per questo aspetto che per gli altri) a livello politico al fine di promuovere leggi che favoriscano questi punti.
Dal punto di vista del Diritto d'autore non posso non pensare alla situazione della Rete biblioteche inbook che sta producendo testi in simboli per persone con Bisogni comunicativi complessi - e perciò producendo concretamente conoscenza per la propria comunità secondo quanto prescritto da Lankes nell'Atlante - scontrandosi però con pretese di Diritto d'autore su quello - il linguaggio in simboli - che difficilmente può essere considerato un'opera ma al più uno strumento.

Commenti

I post più popolari nell'ultimo anno

Contro la divinazione fast-food: lo "I Ching"

I miei figli ogni tanto si e mi domandano quale esattamente sia la mia fede religiosa. Un po’ per scherzo un po’ no, dico loro che sono taoista: del resto ho riletto il Tao Te Ching (meglio: il Daodejing secondo la translitterazione Pinyin; per motivi puramente sentimentali mi sia perdonato l’uso della vecchia translitterazione Wade-Giles per parlare del Libro della Via e della Virtù ) svariate volte e ne posseggo almeno 4 edizioni significative (Adelphi, Utet e due diverse Einaudi). Certo la mole è diversa rispetto ad altri testi "sacri" quali la Bibbia o il Corano, ma per certi versi contrapposta alla difficoltà e profondità del messaggio. Tuttavia non vorrei qui parlare del Tao Te Ching , quanto di un altro classico cinese ancora più antico: Il libro dei Mutamenti o I Ching (Pinyin: Yijing ). La composizione dell’ I Ching risale a oltre un millennio prima della nascita di Cristo come forma di registrazione delle divinazioni fatte utilizzando le ossa degl

Homo ludens: play e game

  La lettura di Homo ludens di Johan Huizinga, il testo che per primo consapevolmente e programmaticamente analizza il gioco all’interno della storia e della cultura umana, e che per questo viene considerato all’origine dei “game studies” ( vedi qui per un parallelo tra l’analisi huizinghiana e l’antico classico cinese I Ching ), pubblicato originariamente nel 1939, nell’edizione italiana (quella utilizzata dal sottoscritto è del 2002) Einaudi si arricchisce di un saggio introduttivo di Umberto Eco del 1973: “Homo ludens” oggi . Sinteticamente Eco rimprovera ad Huizinga di non considerare nel suo testo la dicotomia, perfettamente esplicitata in lingua inglese, tra play e game . Play , l’oggetto del libro huizinghiano, è l’attività ludica, il giocare. Game è invece il sistema di regole e meccaniche del gioco. Nella sua critica ha ragione a sottolineare come Huizinga, che pure sottopone ad una analisi linguistica approfondita il concetto di gioco passando dalle lingue primitive a quel

No more Facebook

Ormai da più di un mese il mio account Facebook è bloccato. Tutto è iniziato con la richiesta di Facebook di caricare un documento d'identità fotografandolo tramite una app messa direttamente a disposizione dal social. Da allora il laconico messaggio che mi si propone è il seguente: Il controllo delle tue informazioni potrebbe richiedere più tempo del solito Grazie per aver inviato le tue informazioni. Le abbiamo ricevute correttamente. A causa della pandemia di coronavirus (COVID-19), disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni. Il controllo del tuo account potrebbe richiedere più tempo del solito. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non potrai usare il tuo account. Grazie per la comprensione.  Ora, dopo il tempo passato, il messaggio è evidentemente farlocco dato che anche la pubblica amministrazione più inefficiente e disorganizzata sarebbe riuscita in oltre un mese a controll