Paolo Cacciari sul Manifesto di ieri (26 marzo 2013) scrive:
Forza Beppe, tieni la barra! Capo Horn non è ancora stato doppiato. Sirene interessate ti vogliono far spiaggiare. Fuor di metafora, se il M5S dovesse venire già ora riassorbito nella logica della mediazione (qualche volto presentabile, qualche grande opera in meno, qualche risparmio nelle spese...) svanirebbe anche questa occasione per cambiare ciò che realmente conta: l'assetto dei poteri democratici. Ce lo ha fatto capire con cinico disprezzo il Mario che conta (quello Bce) per rassicurare i "mercati" e gli "investitori": in Italia è stato innescato il "pilota automatico". I nostri politici si stanno battendo non per pilotare l'aereo, ma per fare gli steward e le hostess.
[...]
A sinistra non l'abbiamo capito ancora (mi ci metto generosamente anch'io, così non partecipo al gioco dello scaricabarile). Se il M5S ha vinto è perché è stato l'unico soggetto politico ad avere colto la crisi di credibilità non solo del sistema della rappresentanza (i partiti: tappi che hanno ostruito i canali della partecipazione), ma del sistema dello stato liberal-democratico nel suo insieme. La loro proposta-sfida di un Parlamento dei cittadini coglie il centro del problema. Vogliamo parlarne?
Spero che il terremoto del M5S si assesti solo dopo aver cambiato qualche struttura di valore costituzionale. [...]
La mission del M5S non è negoziare, ma rompere e modificare le regole del gioco: dentro-contro-oltre. Per ora sono solo entrati. L'unico dubbio che ho è se sia giusto affidare un simile impegnativo mandato a una simpatica coppia di maturi uomini benestanti, bianchi, di genere maschile, che ancora non ho capito cosa intendano per "democrazia dei cittadini": Comune di Parigi o democrazie popolari a partito unico? Consiliarismo e mutualismo o "democrazia degli antichi"? le "Repubbliche minime" di Hannah Arendt, lo Swaraj di Gandhi, il bioregionalismo di Panikkar, cos'altro? [...]
Probabilmente questo discorso avrebbe un senso se la situazione economico-sociale fosse meno drammatica di quella attuale. Onestamente a me, leggendo i riferimenti colti di Cacciari viene in mente un riferimento molto meno colto (indubbiamente ciò dipende dalla rispettiva istruzione): una vecchia vignetta di Forattini dove un’Italia raffigurata come una donna con tunica e corona si trascina in ginocchio schiacciata da enormi palazzi che le crescono sulla schiena. La didascalia diceva: “Condonata a morte”. Ecco: nella situazione attuale basterebbe correggere la vignetta mettendo sulla schiena della povera Italia un (o anche un) seggio elettorale e cambiare la didascalia in “Condannata a elezioni fino a morte”.
Parlare dei partiti come “tappi” che ostruiscono i canali della partecipazione è demenziale non tanto perché sia falso, ma perché tale condizione viene opposta a quella del M5S che invece evidentemente questa partecipazione avrebbe consentito. È evidente che Cacciari non si è dato pena di leggere l’illuminante analisi dei Wu Ming (“Perché “tifiamo rivolta” nel Movimento 5 Stelle: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12038) altrimenti avrebbe visto che i veri clamorosi “tappi” delle ultime elezioni sono stati esattamente Rivoluzione Civile da una parte ed il Movimento 5 Stelle dall’altra.
Rivoluzione Civile da una lato, imponendo logiche da coalizione di partiti al movimento che in qualche misura era cresciuto ed aveva cercato una voce, ha spinto molti attivisti al non voto o a supportare il movimento di Grillo, verso cui da parte di molti c’era una dichiarata simpatia. Il Movimento 5 Stelle dall’altro, come ben mostrato dall’analisi dei Wu Ming, ha deviato la protesta nei confronti dei meccanismi capitalistici dell’economia e della finanza espressi con grande forza ed evidenza negli altri paesi americani, africani ed anche europei, e l’ha canalizzata nei confronti della “Kasta”. Ora è evidente come sia comprensibile e giustificato il risentimento nei confronti dell’incapacità della politica italiana a gestire la crisi ed ancor più della corruzione che nonostante la crisi ha allignato presso ampi strati della nomenklatura politica nazionale e locale. Tuttavia tale giusto risentimento è altra cosa dalla risoluzione dei motivi strutturali della crisi per cui occorrono governo ed iniziative forti sia all’interno del Paese che all’esterno e precisamente in Europa. Tutt’altra cosa dell’invocare populistici referendum contro l’Euro.
Ecco allora che, in queste condizioni il M5S ha di fronte a sé due possibilità. Una è quella che paventa Cacciari, ovvero trovare una mediazione e sostenere un esecutivo che possa fare le riforme e prendere alcune misure condivise indispensabili per iniziare ad uscire dal pantano in cui si ritrova il Paese (dato per altro che nonostante le affermazioni roboanti, il M5S non è né il partito ad avere preso più voti, né il partito con maggioranza assoluta o relativa in nessuna delle due Camere del Parlamento). Un’altra è quella di fare una propria “Marcia su Roma” e ottenere il “100%” dei consensi - come auspicato da Grillo - per rivoltare il Paese. Il “tertium” che, ben lungi dall’essere “non datur”, è invece oggi l’ipotesi che sembra più probabile è il ricorso ad elezioni anticipate con l’attuale Porcellum e senza che nessuna misura strutturale per il risollevamento dell’economia reale e della società sia stata presa con ulteriore esborso di denari pubblici e nell’interregno proprio con quel “pilota automatico” imposto dalla BCE e dal FMI che pure Cacciari giustamente depreca. Ed il risultato quale potrebbe essere se non un’ulteriore stallo: beffa per i sostenitori del “cambiamo tutto” che non ottengono altro che il contrario ovvero il non cambiare nulla e un danno estremo per tutto il Paese.
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