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Immaginabile? Il nuovo libro di Jane McGonigal

La lettura del terzo libro di Jane McGonigal - Imaginable. How to See the Future Coming and Feel Ready for Anything - Even Things That Seem Impossible Today (Spiegel and Grau, 2022 [Roberto Putzulu - che ringrazio - mi segnala che, praticamente in contemporanea all'edizione americana, è uscita anche l'edizione italiana del libro: Immagina. Giochi, scenari e simulazioni per prepararsi al futuro e coltivare l’ottimismo urgenteROI Edizioni]) - è stata più complessa e difficile rispetto ai due precedenti: Reality Is Broken: Why Games Make us Better and How they Can Change the World (2011, pubblicato in Italia lo stesso anno col titolo La realtà in gioco. Perché i giochi ci rendono migliori e come possono cambiare il mondo) e SuperBetter: A Revolutionary Approach to Getting Stronger, Happier, Braver, and More Resilient (2015). Più complessa e difficile sostanzialmente perché, a differenza dei primi due, non è un libro che tratta, se non incidentalmente, di giochi. Jane McGonigal infatti non è solo una game designer, anzi: negli ultimi anni ha messo a disposizione le sue competenze dell’Institute For The Future per sviluppare, su commissione di istituzioni governative ed imprese commerciali, possibili scenari in cui si evolverà la società, la politica, l’economia e, più in generale, il mondo.

In Imaginable, McGonigal pone il lettore di fronte alle modalità di costruzione di scenari futuri che, per quanto possano sembrare all’inizio ridicoli, tra un tempo medio di una decade, hanno la possibilità di realizzarsi in considerazione del fatto che i semi significativi sono già presenti oggi.

Esempi di tali possibili scenari sono quelli di una immigrazione di massa dalle zone della terra sconvolte e rese inabitabili dai cambiamenti climatici, la digitalizzazione del denaro, la realizzazione di banche dello sperma per ovviare al calo degli spermatozoi causato dall’inquinamento, un inverno decennale realizzato con la geoingegneria per invertire il surriscaldamento terrestre, ecc. Per ognuno degli scenari presentati, McGonigal illustra le situazioni che già oggi sono presenti e spingono in quelle direzioni. Ma fa di più: chiede al lettore di immaginarsi vividamente in quegli scenari, di cercare di pronosticare cosa farebbe, se ne sarebbe felice e cercherebbe di favorirli o se, al contrario, tenterebbe di ostacolarli opponendovisi. Chiede al lettore di immaginare cosa farebbe attivamente, in positivo o in negativo, una volta che quegli scenari dovessero diventare realtà, nel suo quotidiano reale. Del resto la pandemia di SARS-COVID19 è sorprendentemente simile allo scenario preconizzato in Superstruct, il gioco sviluppato da McGonigal per l’Institute For The Future nel 2008. E proprio i giocatori che hanno partecipato a Superstruct hanno testimoniato alla McGonigal di trovarsi, di fronte alla pandemia reale, meno confusi e impreparati. Il perché questo accada ce lo spiega l’autrice utilizzando ricerche psicologiche e neurofisiologiche: se mi immagino vividamente in uno scenario non reale, una volta che quello scenario dovesse realizzarsi mi troverebbe pronto ad affrontarlo, esattamente come se ne avessi già avuto esperienza. Inoltre il riflettere in modo strutturato su possibili scenari catastrofici, quali quelli legati al cambiamento climatico, fa sì che nel nostro presente quotidiano si sia meno inclini a continuare a giustificare l’inquinamento e lo spreco delle risorse pensandoli problemi per le generazioni future.

Concludo la presentazione di Imaginable unendomi idealmente alla McGonigal ed immaginando uno scenario futuro che chiedo ai miei lettori di immaginare. Intitoliamo questo scenario Zero carta. Immaginatevi le biblioteche fra dieci anni. Per prevenire lo spreco delle risorse forestali, ma anche per ridurre i costi della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti cartacei il mercato del libro si è quasi integralmente spostato sul supporto digitale. Sono state varate norme che escludono l’acquisto per le biblioteche pubbliche, scolastiche e universitarie di documentazione su supporto cartaceo. Gli editori hanno l’obbligo di conferire copie digitali della loro produzione (il vecchio diritto di stampa) alla biblioteca digitale nazionale che a sua volta mette a disposizione i testi in streaming per tutto il pubblico. Le biblioteche “locali” continuano ad esistere occupandosi della produzione locale residuale su carta o acquisendo (sempre preferibilmente in digitale) le pubblicazioni internazionale, in particolare le biblioteche universitarie. Ma la grande area di intervento delle biblioteche sul territorio è ora la realizzazione della promozione e dell’information literacy. I semi già sono presenti: negli Stati Uniti esistono già biblioteche “full digital”, l’amministrazione centrale sta finanziando le reti di biblioteche digitali scolastiche e amministrazioni regionali, come quella dell’Emilia-Romagna, stanno sempre più investendo sul potenziamento delle biblioteche digitali sia pubbliche sia scolastiche. Il pubblico, d’altra parte, sta cercando modi per ovviare alle poco sensate dal proprio punto di vista limitazioni geografiche imposte dalle biblioteche per non dilapidare le risorse (ad esempio iscrivendosi in province o in regioni diverse). Cosa faranno le bibliotecarie e i bibliotecari fra dieci anni se questo scenario si avverasse (per lo meno quelli che non saranno ancora in pensione, come auspicabilmente dovrebbe essere il sottoscritto)? Cosa farai tu, che stai leggendo ora, prima per favorire o ostacolare questo scenario? Ed una volta eventualmente avverato, tu che ti occupi di acquisizione o di catalogazione, riposizionerai la tua professionalità con corsi di formazione o cercherai altri settori in cui sfruttare le competenze tradizionali? Tu invece che già ora ti occupi di promozione come la organizzerai nel nuovo contesto? Come saranno le letture o gli incontri con gli autori?

Lascio a chi legge l’immaginazione di questo ed eventualmente altri scenari oltre ovviamente al consiglio di leggere anche questo libro di Jane McGonigal (anche se non tratta direttamente di giochi). Mi riservo però una riflessione conclusiva. Il libro è stato materialmente scritto durante la pandemia ed è stato pubblicato nei primi mesi del 2022. È quindi evidente come non vi sia alcun riferimento all’invasione dell’Ucraina ed ai venti di guerra che sono tornati a soffiare nel vecchio continente. Nonostante ciò gli ultimi anni sono stati dominati da conflitti più o meno locali (Armenia, Siria, Iraq, ecc.). Trovo quindi curioso che nessuno degli scenari proposti per i prossimi dieci anni sia uno scenario bellico. Sembra quasi un rimosso a livello psicanalitico: uno scenario così perturbante che l’autrice si rifiuta proprio di immaginare.

Jane McGonigal by christopher michel in 2021


Commenti

  1. "Immaginatevi le biblioteche fra dieci anni. ... la grande area di intervento delle biblioteche sul territorio è ora la realizzazione della promozione e dell’information literacy. I semi già sono presenti: negli Stati Uniti esistono già biblioteche “full digital”, e amministrazioni regionali ... stanno sempre più investendo sul potenziamento delle biblioteche digitali sia pubbliche sia scolastiche."
    io credo che la realizzazione dell'information literacy non debba essere nemmeno in ipotesi un qualcosa che inizierà fra 10 anni. Nel 1974 Zurkowsky pensava che fosse pressante necessità portare all'information literacy tutta la popolazione americana entro il 1984. L'information literacy dell'intera popolazione è qualcosa di cui abbiamo bisogno ...ieri quindi è pressante iniziare da domani ad investire su di essa così come nell'800 si investiva sulla lotta all'analfabetismo. E ed una cosa troppo grande per ...lasciarla nelle biblioteche pensando che il primo passo sia la digitalizzazione delle biblioteche. Information literacy ha a che fare con l'informazione non con le biblioteche; cioè anche con le biblioteche ma l’informazione è qualcosa di enormemente più ampio nello spazio e nel tempo (nel 1974 di Zurkowski che vedeva l'urgenza dell'information literacy i computer erano di fatto irrilevanti per l'accesso della popolazione all'informazione).

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    1. Grazie per il contributo. Evidentemente mi sono espresso male o in maniera eccessivamente sintetica. Sono assolutamente d'accordo che l'impegno sull'IL non debba essere rinviato di 10 (o 5 o 1) anni ma sia un compito specifico anche delle biblioteche che le biblioteche avrebbero già da tempo dovuto assumersi con maggiore consapevolezza. Lo scenario ipotizzato non voleva essere "da allora le biblioteche si occuperanno" ma piuttosto "da allora le biblioteche avranno il tempo (e i mezzi?) per assumersi quel compito come prioritario ed anzi quasi esclusivo". Quindi nello scenario la digitalizzazione non riguarda tanto l'IL ma le biblioteche che, attraverso la digitalizzazione potrebbero (nello scenario: dovrebbero) delegare attività come acquisizione, catalogazione, prestito (con tutto quello che ne consegue in termini di controlli e solleciti), gestione delle copie ad un livello centrale ed occuparsi di altre attività altrettanto centrali ma che oggi - giusto o sbagliato che sia -, almeno nelle biblioteche "pubbliche" tendono a restare periferiche ed occasionali.

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