Passa ai contenuti principali

Sull'apparente dicotomia tra selezione meritocratica e sorteggio

Uno dei temi su cui mi sto concentrando è quello della “meritocrazia”. L’inizio dell’interesse è dovuto alla lettura del saggio di Christopher A. Paul The Toxic Meritocracy of Video Games (University of Minnesota Press, 2018). Lettura non nego conflittuale e che mi ha lasciato perplesso. Come era possibile criticare non la mancanza di e le storture della meritocrazia, il giudicare le persone in base alle loro azioni, ma la meritocrazia stessa. L’attenta lettura di un testo ben precedente di quello di Paul: I giochi e gli uomini di Caillois mi ha mostrato assai meglio come il concetto stesso di meritocrazia sia legato ad una fase della cultura umana, per nulla necessaria o inevitabile. Ne ho scritto diffusamente qui.

È di recente uscito (l’anno scorso in inglese e nello scorso aprile in italiano per Feltrinelli) La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e perdenti del filosofo statunitense Michael J. Sandel. Nel suo libro Sandel prende spunto dallo scandalo delle ammissioni “comprate” in prestigiosi e ferocemente meritocratici college americani per mostrare come l’ideologia meritocratica - radicata più profondamente nella fede protestante legata al concetto che la salvezza ultraterrena e legata al successo terreno e non piuttosto, come nella visione cattolica, alla grazia divina (ovviamente il riferimento qui è Max Weber) – abbia portato alla rabbia popolare, due volte penalizzata dal sistema meritocratico, vissuto come tirannia, perché oltre aumentare la forbice tra i redditi alti e quelli bassi, in maniera esplosivamente vistosa negli anni della pandemia, i percettori di redditi medio-bassi si sentono anche sminuiti dalla condanna sociale per non aver fatto abbastanza, non aver lavorato abbastanza, non essersi impegnati abbastanza per emergere. Da qui Sandel individua l’origine della rivolta populista che Trump è riuscito a cavalcare per vincere le elezioni. La soluzione che propone Sandel, almeno per quanto riguarda l’accesso al college, è evitare l’accesso legato ad un metodo spesso fasullo (ha i migliori voti chi ha famiglie in grado di investire nell’istruzione dei figli e nella preparazione ai loro test d’ingresso, senza contare quelli in grado di corrompere i selezionatori o di ingraziarsi i college con sostanziose donazioni, con un sistema estremamente stressante per i ragazzi che non a caso vede un aumento enorme del tasso di suicidi tra gli adolescenti WASP) come quello del merito, per rivolgersi invece allo strumento del sorteggio, certo prevedendo comunque prerequisiti scolastici. Per rendere meno amara la pillola ai ricchi ed ai potenti, Sandel concede la possibilità, a chi abbia la facoltà economica, di comprasi più “biglietti della lotteria”. È una soluzione simile a quella prospettata, a livello politico, nella mia disamina del testo di Caillois: riprendere ed adattare il sistema del sorteggio utilizzato nel governo dell’antica Atene.

Proposte simili sono state avanzate anche da Beppe Grillo e dal Movimento 5 Stelle per ridimensionare la rappresentanza inefficace del nostro sistema parlamentare ad esempio ridefinendo il Senato come Camera non elettiva ma piuttosto a sorteggio. Proprio questo tipo di proposte è esaminato in dettaglio da un altro recente libro: La democrazia del sorteggio di Nadia Urbinati e Luciano Vandelli (Einaudi, 2020). Gli autori mostrano in dettaglio i riferimenti storici, sia teorici sia pratici, della composizione del governo tramite sorteggio ed analizzano le attuali proposte formulate dal M5S. Segnalando come, non meno dell’accesso elettivo/meritocratico, quello a sorteggio subisce le possibili storture ed addomesticamenti. Non a caso la parte del testo curata da Urbinati è dedicata ad un’ampia analisi di come il sistema ateniese fosse retto da un complicato sistema di contrappesi e controlli. Ma anche immaginando un sistema perfetto che impedisca qualsiasi tipo di stortura, Vandelli evidenzia come i sorteggiati a funzioni di governo avrebbero l’interesse a perseguire interessi individuali o di parte piuttosto che il più possibile comuni, come invece la Costituzione uscita dalla fine del fascismo tentava di garantire.

Non si può non concludere tornando a Caillois, autore che né Sandel, né Urbinati e Vandelli tengono in considerazione o danno mostra di conoscere. Ed è un peccato perché Caillois mostra splendidamente come la meritocrazia non sia un’invenzione degli ultimi decenni (come sottolinea a più riprese Sandel) ma tutta una parte dell’evoluzione della società da quando si è staccata dal modello Mimicry-Ilinx per adottare quello Agon-Alea: dove merito (agon) e sorteggio (alea) non sono veramente soluzioni alternative, ma piuttosto facce contrapposte della stessa medaglia. Fondamentalmente il modello Agon-Alea prende il sopravvento assieme alla società patriarcale, verticale, che ha come motore principale l’accumulo piuttosto che la condivisione. E allora bisogna riflettere sulle analisi del conflitto tra le antiche società matriarcali e quella patriarcale così come proposte da Abdullah Ocalan (ne ho scritto qui) per trovare un modello che esca da una dicotomia apparente in cui un polo non fa che giustificare e rafforzare l’altro.

Non mi resta, a questo punto, che consigliare a me stesso e agli altri la lettura di un nuovo testo, appena uscito, sull’argomento: Il complotto contro il merito di Marco Santambrogio (Laterza, 2021) ed eventualmente dare appuntamento per ulteriori riflessioni sull’argomento. 

Commenti

I post più popolari nell'ultimo anno

Contro la divinazione fast-food: lo "I Ching"

I miei figli ogni tanto si e mi domandano quale esattamente sia la mia fede religiosa. Un po’ per scherzo un po’ no, dico loro che sono taoista: del resto ho riletto il Tao Te Ching (meglio: il Daodejing secondo la translitterazione Pinyin; per motivi puramente sentimentali mi sia perdonato l’uso della vecchia translitterazione Wade-Giles per parlare del Libro della Via e della Virtù ) svariate volte e ne posseggo almeno 4 edizioni significative (Adelphi, Utet e due diverse Einaudi). Certo la mole è diversa rispetto ad altri testi "sacri" quali la Bibbia o il Corano, ma per certi versi contrapposta alla difficoltà e profondità del messaggio. Tuttavia non vorrei qui parlare del Tao Te Ching , quanto di un altro classico cinese ancora più antico: Il libro dei Mutamenti o I Ching (Pinyin: Yijing ). La composizione dell’ I Ching risale a oltre un millennio prima della nascita di Cristo come forma di registrazione delle divinazioni fatte utilizzando le ossa degl

Homo ludens: play e game

  La lettura di Homo ludens di Johan Huizinga, il testo che per primo consapevolmente e programmaticamente analizza il gioco all’interno della storia e della cultura umana, e che per questo viene considerato all’origine dei “game studies” ( vedi qui per un parallelo tra l’analisi huizinghiana e l’antico classico cinese I Ching ), pubblicato originariamente nel 1939, nell’edizione italiana (quella utilizzata dal sottoscritto è del 2002) Einaudi si arricchisce di un saggio introduttivo di Umberto Eco del 1973: “Homo ludens” oggi . Sinteticamente Eco rimprovera ad Huizinga di non considerare nel suo testo la dicotomia, perfettamente esplicitata in lingua inglese, tra play e game . Play , l’oggetto del libro huizinghiano, è l’attività ludica, il giocare. Game è invece il sistema di regole e meccaniche del gioco. Nella sua critica ha ragione a sottolineare come Huizinga, che pure sottopone ad una analisi linguistica approfondita il concetto di gioco passando dalle lingue primitive a quel

No more Facebook

Ormai da più di un mese il mio account Facebook è bloccato. Tutto è iniziato con la richiesta di Facebook di caricare un documento d'identità fotografandolo tramite una app messa direttamente a disposizione dal social. Da allora il laconico messaggio che mi si propone è il seguente: Il controllo delle tue informazioni potrebbe richiedere più tempo del solito Grazie per aver inviato le tue informazioni. Le abbiamo ricevute correttamente. A causa della pandemia di coronavirus (COVID-19), disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni. Il controllo del tuo account potrebbe richiedere più tempo del solito. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non potrai usare il tuo account. Grazie per la comprensione.  Ora, dopo il tempo passato, il messaggio è evidentemente farlocco dato che anche la pubblica amministrazione più inefficiente e disorganizzata sarebbe riuscita in oltre un mese a controll