Passa ai contenuti principali

The best is yet to come

Foto di Fiorenzuola d'Arda da emiliaromagnaturismo

Lo scorso 26 settembre scrivevo il post Si può fare dove riportavo il discorso di presentazione al pubblico del programma di Cambiamo Fiorenzuola, quella parte del programma che, pur condivisa con tutti, mi impegnavo a sostenere, seguire, sviluppare.

Il risultato è stato che - con un’astensione superiore di circa il 5% a quella di 5 anni fa - la lista di centro-destra dell’Amministrazione in carica ha vinto con il 66,54% dei voti espressi (4.466). Questo, considerando anche che nel 2016 la medesima lista ed il medesimo sindaco avevano vinto con il 36,12% corrispondente a 2.631 voti (all’epoca, a differenza delle due attuali, erano presenti 4 liste: Sinistra per Fiorenzuola - 14,48%, 1.055 voti -, Noi di Fiorenzuola - lista espressione del PD, 31,32%, 2.282 voti -, SiAmo Fiorenzuola - 36,12%, 2.631 voti -, Movimento 5 Stelle - 18,08%, 1.317 voti) significa che ha quasi raddoppiato il consenso.

Com’è abbastanza ovvio dopo una sconfitta così netta (e, tutto sommato, imprevista, quanto meno nelle dimensioni) all’interno del gruppo Cambiamo Fiorenzuola e del principale “partner”, il PD, si affilano i coltelli e qualche pugnalata nella schiena è già stata inferta.

Ad esempio Davide Montanari, candidato in quota PD, il giorno dopo la sconfitta, all’una e un quarto di notte, scriveva:

La giunta degli asfalti ne ha combinata un’altra delle sue: ha asfaltato l’opposizione . Cambiamo si è dimostrato un progetto debole e autoreferenziale, come noi del Pd avevamo sottolineato nella indifferenza totale, che è stato capace solo di parlare ad una fetta di città: il risultato di 67 a 33 è li a dimostrarlo. Comunque è stato un progetto utile a fare diventare rifondazione, che ha inventato la sigla e la ha guidata ma temo non si assumerà seriamente la responsabilità della sconfitta con passi indietro, il primo partito della minoranza con il Pd incapace di dirigere il proprio consenso ai suoi candidati. Siccome non sono mai gli elettori a sbagliare mi sento di dire inoltre che non siamo stati capaci di proporre una idea chiara della città ma solo fumose pagine di programma, di cui noi del Pd non abbiamo potuto stendere una riga, in cui si annunciavano aperture di tavoli, consulte, comitati che manco in falegnameria ne puoi trovare così tanti. Ci sarà sicuramente il tempo di altre e future riflessioni politiche. Per ora mi fermo con queste poche righe ringraziando di cuore tutti coloro i quali in queste settimane mi sono stati vicino e mi hanno supportato e tutti coloro i quali hanno voluto attribuirmi il loro voto di preferenza . Concludo facendo gli auguri al sindaco Gandolfi di buon lavoro, Fiorenzuola ne ha/ne avrà bisogno.


Il refrain da un lato è: “il PD non ha dato tutto il sostegno possibile, inserendo candidati non molto rappresentativi e con molti tra i “big” compresi 2 su 3 dei candidati uscenti che praticamente non si sono mai visti alle presentazioni pubbliche ed ai comizi”; dall’altro è: “la lista di Cambiamo Fiorenzuola è stata egemonizzata dall’estrema sinistra di Sinistra per Fiorenzuola ed ha presentato un candidato sindaco appartenente alla propria area e non sufficientemente condiviso e rappresentativo”.

Nessuna delle due posizioni mi convince del tutto e ad un’amica che su Messenger chiedeva il mio parere ho tentato di rispondere così:

C'è stata troppa corsa ed affanno a settembre. Tutto poteva essere gestito meglio se la lista e il programma fossero stati definiti prima dell'estate. Sul programma diversi pezzi sono arrivati troppo tardi e da una forma molto chiara e comunicativa a schede si è virati sul solito documento non molto leggibile.

Sulla composizione della lista è pesata anche la trattativa col PD ma questo lo dovevano sapere gli esperti.

Il risultato è che (di fatto) il PD non si è presentato ed una lista egemonizzata (quantomeno nella percezione) da Sinistra per Fiorenzuola ha raddoppiato i consensi rispetto alle passate elezioni.

In mezzo ci sono rimasti i candidati "civici" e i cittadini

Su tutto la (piccola) polemica sulle parole usate dal candidato sindaco Dario Marini Ricci per commentare a caldo la sconfitta con la stampa: “gli elettori non ci hanno capito” vs. “dovevamo spiegare meglio il programma agli elettori”. Pur constatando che la prima versione era quella usata dai titolisti mentre la seconda era quella effettivamente usata all’interno dell’intervista (e che quindi la polemica, se dev’essere fatta su questo punto, va piuttosto fatta con la stampa che con Marini Ricci) questa cosa ha iniziato a farmi riflettere ed a ricordare quello che pensavo tanti anni fa, quando ancora ero uno studente universitario. All’epoca pensavo che non avrei mai voluto vivere in una cittadina piccola (di dimensioni, di vedute, di prospettive) come Fiorenzuola. Poi però ho vinto il concorso come bibliotecario nella Biblioteca di Fiorenzuola, una biblioteca che frequentavo assiduamente dai tempi della 1° elementare negli anni ‘70. Ed ho iniziato a lavorare cercando di aprire i confini di quella biblioteca. Con le collezioni collegate agli eventi (musica, fumetti, giochi, Comunicazione Aumentativa) mettendo a disposizione degli utenti una rete nazionale, una conversazione (per dirla lankesianamente) di cui in un modo o nell’altro si sono trovati al centro. Un’attività che non è stata gratificante per l’inesistente ritorno economico o per il prestigio professionale (pure sicuramente presente) ma soprattutto perché riuscivo a proporre risorse ed iniziative di qualità alla comunità in cui vivevo ed in cui svolgevo il mio servizio. “E allora perché te ne sei andato a Piacenza?” era quindi la domanda principale di chi mi ha incrociato nel mese di campagna elettorale. Non per un migliore stipendio (anzi: occorre mettere in conto pure il viaggio). Non per un prestigio maggiore: la posizione professionale di riconoscimento professionale nazionale l’ho ottenuta lavorando e sviluppando progetti bibliotecari proprio a Fiorenzuola, fino a quando però mi è stata garantita - a fronte dei risultati - un’autonomia di manovra. Ma con la prima giunta di SiAmo Fiorenzuola è arrivato al culmine un processo, già per la verità iniziato prima, di svuotamento di supporto, personale e risorse con l’aggiunta di incombenze di tipo amministrativo e gestionale del tutto esterne alle competenze biblioteconomiche. Con l’aggiunta dell’attacco più o meno continuo da parte di alcuni amministratori, coadiuvati dalla nuova figura di Funzionario responsabile. Alla fine ho considerato che centinaia di ore di straordinario annue non retribuite, non aveva senso farle, se non c’era più neppure la soddisfazione del progetto completato, del servizio reso al meglio.

Ma, evidentemente, non con l’andarmene a lavorare altrove ho abbandonato la volontà di migliorare il servizio della biblioteca (che non significa solo cambiare pavimentazione ed arredi) e, più in generale, dare un contributo a rendere il servizio al pubblico del Comune maggiormente pronto ed attento alla risposta alle esigenze di cittadine e cittadini. Di qui l’impegno consistente nel gruppo di Cambiamo Fiorenzuola ed infine l’accettazione a candidarmi in lista.

Il ricordare tutto questo percorso di fronte ai risultati mi ha convinto che non sia affatto vero che “gli elettori non ci hanno capito” o che “non siamo riusciti a spiegare loro il nostro programma”. Forse le analisi di Davide o le mie vanno (in parte) bene ed è giusto che siano fatte per chi non è andato a votare, ma chi lo ha fatto ha capito benissimo il nostro programma. Ed ha deciso che proprio non era d’accordo con esso. Il nostro programma chiedeva partecipazione, coinvolgimento, tavoli di discussione. Io stesso mi sono speso nel mio quartiere, in post sui social e durante gli interventi pubblici, per parlare di degrado, di mancati interventi, di abbandono. Il risultato è stato che un giovane candidato civico della lista concorrente nel medesimo seggio ha preso più preferenze del sottoscritto nonostante non abbia speso una parola sul quartiere, nonostante non sia come il sottoscritto uno dei componenti (segretario e socio fondatore dell’associazione relativa) attivi del quartiere e che alle feste sia venuto ad aiutare più che altro per trovarsi a “socializzare” con amiche ed amici. Evidentemente il quartiere non vuole essere “risvegliato”, vuole comunque essere e rimanere “dormitorio”. E la stessa cosa è da applicare a tutta Fiorenzuola. Gli oltre mille voti in più andati stavolta a SiAmo Fiorenzuola sono di elettrici ed elettori che non vogliono affatto partecipare ed essere chiamati in causa per decidere le sorti della città, ma piuttosto vuole che le decisioni siano integralmente assunte dalle persone a cui col voto hanno conferito la delega. Tanto meglio se tali decisioni producono una minima gratificazione immediata, senza pensare ai possibili deleteri effetti nel medio-lungo periodo, senza considerare che la gratificazione immediata per uno può tradursi in danno per un altro.

Ed allora bene l’ospedale che non è ospedale ed al pronto soccorso che non c’è perché comunque la nuova palazzina del centro riabilitativo è stata terminata ed inaugurata. Bene il mostruoso impianto di logistica di 40 metri di altezza appena al di fuori della città se ha fruttato 2 milioni di euro nelle casse del Comune ed ha promesso 200 posti di lavoro, senza contare l’impatto ambientale, senza contare che il 90% di quei posti saranno di bassa manovalanza, senza minimamente valutare che insediamenti simili hanno fruttato alle casse dei relativi comuni compensi assai più proficui. Bene la promessa di mezz’ora gratuita di parcheggio in centro per poter entrare in negozio per fare un acquisto senza pensare al traffico, alla viabilità pedonale che se non penalizzata (non occorre andare molto lontano: basta fare un giro in centro a Fidenza) potrebbe generare volumi di affari ben diversi.

Cosa avrebbe dovuto fare allora Cambiamo Fiorenzuola? Se dall’altra parte promettono più insediamenti logistici, noi dobbiamo promettere molti più insediamenti logistici con almeno mille posti di lavoro (Berlusconi docet)! Se dall’altra parte promettono mezz’ora di parcheggio gratuito noi dobbiamo promettere un’ora di parcheggio gratuito e il caffè gratis al bar! Ecc. ecc.

Peccato che ad un programma così, ad una campagna elettorale così non avrei mai accettato né di aderire né di darvi il mio supporto. E allora alla fine mi considero fortunato ad essere riuscito (dopo un anno e mezzo di traversie, lettere di avvocati, dispetti e opposizione nei confronti del sottoscritto) a spostarmi in un posto di lavoro dove, come dappertutto ci sono problemi, ma dove si fa anche lavoro di squadra per risolverli, piuttosto che addossare tutto al malcapitato di turno. Dopo oltre trent’anni dunque ho compiuto il mio desiderio giovanile? E cosa faccio dei trent’anni trascorsi dedicando maggiore attenzione e tempo alla Biblioteca che non alla famiglia?

Fatte tutte le debite discussioni, recriminazioni, accuse, pianti greci, scene madri, ecc. occorre porsi di fronte al quesito leniniano: che fare? Da un punto di vista personale il “che fare?” coinvolge la domanda sul senso della mia vita e delle mie azioni: ho buttato via i trent’anni forse non migliori (quelli migliori, mi dispiace per mia moglie e per la mia famiglia, sono comunque stati quelli dell’università) ma sicuramente quelli più significativi e che più definiscono la persona che sono oggi? Il giudizio non si può dare che alla fine ed è riservato ai posteri. E per i prossimi giorni, mesi, anni?

I fatti: ci sono cinque consiglieri di minoranza ed un consenso che va faticosamente riconquistato a partire da alcuni punti fermi. Il qualunquismo del “tanto non lavoro più a Fiorenzuola” sarebbe odioso quanto quello dimostrato dai nuovi elettori del centrodestra che hanno preferito i pochi e sporchi vantaggi subito ad alla partecipazione ad un percorso di ricostruzione del tessuto sociale. I consiglieri di minoranza vanno sostenuti a livello cittadino da un gruppo coeso che abbia come obiettivo prioritario quello di ricostruire una rete sociale danneggiata (e che sarà sempre più sotto attacco nei prossimi cinque anni) dall’amministrazione di centrodestra. Ricostruzione che si traduce in “rieducazione”: nello smantellare i pilastri del disinteresse e del qualunquismo per creare rapporti, relazioni, condivisioni, conversazioni. Quello che non si può fare come amministrazione lo si può fare “bottom-up” come associazione che promuove momenti culturali, artistici, ricreativi che possano però contribuire a creare e diffondere consapevolezza e orgoglio di essere comunità e non mero coagulo provvisorio di individualità.

La storia non è finita: the best is yet to come! O, per riprendere il mio discorso: non è stato impossibile, piuttosto non è stato possibile. Avrebbe potuto esserlo e potrà esserlo se ci impegneremo di più e meglio...


Dati elezioni a Fiorenzuola nel 2016

Dati elezioni a Fiorenzuola nel 2021 


Commenti

I post più popolari nell'ultimo anno

Contro la divinazione fast-food: lo "I Ching"

I miei figli ogni tanto si e mi domandano quale esattamente sia la mia fede religiosa. Un po’ per scherzo un po’ no, dico loro che sono taoista: del resto ho riletto il Tao Te Ching (meglio: il Daodejing secondo la translitterazione Pinyin; per motivi puramente sentimentali mi sia perdonato l’uso della vecchia translitterazione Wade-Giles per parlare del Libro della Via e della Virtù ) svariate volte e ne posseggo almeno 4 edizioni significative (Adelphi, Utet e due diverse Einaudi). Certo la mole è diversa rispetto ad altri testi "sacri" quali la Bibbia o il Corano, ma per certi versi contrapposta alla difficoltà e profondità del messaggio. Tuttavia non vorrei qui parlare del Tao Te Ching , quanto di un altro classico cinese ancora più antico: Il libro dei Mutamenti o I Ching (Pinyin: Yijing ). La composizione dell’ I Ching risale a oltre un millennio prima della nascita di Cristo come forma di registrazione delle divinazioni fatte utilizzando le ossa degl

Homo ludens: play e game

  La lettura di Homo ludens di Johan Huizinga, il testo che per primo consapevolmente e programmaticamente analizza il gioco all’interno della storia e della cultura umana, e che per questo viene considerato all’origine dei “game studies” ( vedi qui per un parallelo tra l’analisi huizinghiana e l’antico classico cinese I Ching ), pubblicato originariamente nel 1939, nell’edizione italiana (quella utilizzata dal sottoscritto è del 2002) Einaudi si arricchisce di un saggio introduttivo di Umberto Eco del 1973: “Homo ludens” oggi . Sinteticamente Eco rimprovera ad Huizinga di non considerare nel suo testo la dicotomia, perfettamente esplicitata in lingua inglese, tra play e game . Play , l’oggetto del libro huizinghiano, è l’attività ludica, il giocare. Game è invece il sistema di regole e meccaniche del gioco. Nella sua critica ha ragione a sottolineare come Huizinga, che pure sottopone ad una analisi linguistica approfondita il concetto di gioco passando dalle lingue primitive a quel

No more Facebook

Ormai da più di un mese il mio account Facebook è bloccato. Tutto è iniziato con la richiesta di Facebook di caricare un documento d'identità fotografandolo tramite una app messa direttamente a disposizione dal social. Da allora il laconico messaggio che mi si propone è il seguente: Il controllo delle tue informazioni potrebbe richiedere più tempo del solito Grazie per aver inviato le tue informazioni. Le abbiamo ricevute correttamente. A causa della pandemia di coronavirus (COVID-19), disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni. Il controllo del tuo account potrebbe richiedere più tempo del solito. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non potrai usare il tuo account. Grazie per la comprensione.  Ora, dopo il tempo passato, il messaggio è evidentemente farlocco dato che anche la pubblica amministrazione più inefficiente e disorganizzata sarebbe riuscita in oltre un mese a controll