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Bibliotecari o sbirri?

Si può vivere una vita intera come sbirri di frontiera
In un paese neutrale, anni persi ad aspettare
Qualcosa qualcuno la sorte o perché no la morte
 99 Posse

Ieri sera, sul gruppo Facebook "Biblioteche e bibliotecari italiani" noto la condivisione di un comunicato dell'11 marzo del Comune di Salsomaggiore Terme (PR) relativo alla propria biblioteca. Il comunicato riporta il seguente testo:
Biblioteca Comunale “G. D. Romagnosi”
I servizi proposti dal 10 marzo al 3 aprile 2020
Si segnala che, a seguito dell’emergenza sanitaria, la biblioteca è chiusa al pubblico fino al 3 aprile
Prestito libri - per i nuovi utenti
Modalità: è possibile iscriversi recandosi in biblioteca previa prenotazione allo 0524 580204 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 8.30 alle 13.00. Presentarsi con documento di identità. L’iscrizione gratuita è riservata solo ai residenti sul territorio italiano.
Per gli iscritti - prestito libri con ritiro presso biblioteca
Previa prenotazione telefonando allo 0524 580204 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 8.30 alle ore 13.00, sarà possibile ritirare i libri in biblioteca. Occorre comunicare il proprio nome e codice utente con i titoli desiderati (massimo 3 libri per volta); non si potrà accedere agli scaffali ma verrà allestita una zona ristretta con le proposte della biblioteca. E’ disponibile all’indirizzo https://biblioteche.parma.it il catalogo on-line del Sistema Bibliotecario Parmense con tutti i titoli disponibili presso la Biblioteca Romagnosi di Salsomaggiore. E’ sospeso il prestito intersistemico tra le biblioteche di sistema.
Prestito libri con consegna a domicilio
Per agevolare l’utenza, viene attivato un servizio di Prestito Libri Domiciliare solo su prenotazione e riservato ai soli utenti iscritti.
Nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 8.30 alle ore 13.00, è possibile richiedere libri in prestito telefonando allo 0524 580204, comunicando il proprio codice utente ed i titoli desiderati (massimo 3 libri per volta). E’ possibile effettuare una prenotazione a settimana, previa restituzione dei libri precedentemente ricevuti in prestito. I libri verranno consegnati dai volontari entro 3 giorni.
Biblioteca digitale - Servizio di Prestito Digitale EMILIB riservato ai soli utenti iscritti.
Per agevolare l’utenza, viene attivato la possibilità di richiedere on-line l’attivazione al prestito digitale con accesso libero alla piattaforma Emilib, prestito e-book e lettura edicola digitale.
Modalità di attivazione: inviare una e-mail a: biblioteca@comune.salsomaggiore-terme.pr.it indicando il proprio nome, cognome, codice utente ed indirizzo e-mail (se diverso) per l’invio dell’autenticazione.
Bookcrossing
Sono inoltre disponibili i tre punti bookcrossing presso: Galleria Warowland di piazza Berzieri presso Ufficio IAT, BiblioCabina di viale Matteotti (vicino ingresso Baistrocchi) e nell’ingresso degli uffici comunali al Palazzo dei Congressi di viale Romagnosi. I libri posso essere prelevati, letti e rimessi in circolo in uno dei punti precedentemente segnalati.
La biblioteca è disponibile per qualsiasi necessità (proroga, informazioni ecc.) telefonando allo 0524 580204.
Si ringrazia per la collaborazione.
Il tenore dei commenti alla segnalazione è "criminali" e "segnalatelo". Resto perplesso e pongo una domanda: quale la differenza tra consegnare a domicilio una pizza o un libro della biblioteca? Immediatamente si scatena un putiferio. Se non volano insulti, sicuramente tutti i commenti sono improntati all'astio. Si va dal richiamare il rispetto della legge (i servizi non essenziali devono restare chiusi, peccato che proprio i bibliotecari abbiano spinto in passato per far inserire i servizi bibliotecari tra quelli essenziali, giustamente a mio parere), al sottolineare la differenza tra un bene essenziale (la pizza? la pizza???) ed uno che non lo è (il libro, che evidentemente per i bibliotecari è un bene meno importante di una pizza), a sproloqui sul rispetto dell'HACCP (che riguarda di un sistema di controllo, relativamente alla produzione degli alimenti, che ha come obiettivo la garanzia della sicurezza igienica e della commestibilità), ai libri come rischiosi vettori del contagio. Addirittura c'è stata una collega bergamasca che sosteneva di saperne più di me sostanzialmente perché abita in una città con più morti (il che poi è pure tutto da vedere dato che abito nel piacentino, ma non mi pareva bello farne una questione di "chi ce l'ha più lungo").
Mi è stata pure contestata, pur nel rispetto della legge, la possibilità di non essere d'accordo e di cercare di proporre idee alternative.
Mi sono quindi, per tranquillità personale in un periodo già denso di nubi, non solo causate dal virus, tolto dal gruppo e mi permetto di riportare il testo di un post - sempre su Facebook - di Loredana Lipperini:
Care e cari, la cosa più triste che possa accadere è trasformarci in sbirri. Leggo di scrittrici, naturalmente informate dalle chat delle mamme (e chi altri? Le prime, fatelo dire a una vecchia femminista, che si trasformano in branco quando serve) terrorizzate dall'aver visto "vecchi su una panchina" e famigliole col monopattino a spasso. Segnalateli! Strilla la scrittrice. Non puoi andare a prendere il giornale col tuo compagno! Strilla l'altra a una mia amica.
Vi piacciono i delatori? Avete letto Manzoni? Sapete cosa sono gli untori e come si comporta la folla appestata? Cerca colpevoli. Denuncia. Invoca l'autorità. E meno male che al momento non abbiamo un regime militare. Al momento.
Dobbiamo stare a casa e ci stiamo. Sono andata, oggi, a comprare due uova, un flacone di detersivo per i piatti, uno yogurt e, ahi ahi, "bene non necessario", una bottiglia di vino. Non c'era nessuno. Strade deserte. Solo, nella bottega dove ho comprato le mie cose, sono entrate tre ragazze. Ho detto loro, dietro la mascherina, che eravamo troppi per una bottega così piccola. Sono uscite subito. Non ho denunciato nessuno, né mai e poi mai lo farei.
Ognuno, lo ripeto per la centesima volta, reagisce come può a quel che attraversiamo. Piange, ride, canta, sta male, si fa di antidepressivi, fuma come una ciminiera, medita, prega, mangia, ama. Eccetera, non rifaccio la lista.
La cosa peggiore che ci possa capitare è trasformarci in sbirri. Uso non a caso questo termine: non si tratta di denigrare le forze dell'ordine ma di evocare la parte sinistra del passato lontano. Sbirri e spie. Le regole, se non sono state comprese, si spiegano: non si scrive a Burioni e non si intasano le chat delle mamme che potrebbero essere usate, per una volta, per qualcosa di utile, invece di additare gli altri come il male del mondo, faccenda che, vedo, capita anche in tempo di epidemie.
Ripeto: prudenza, e pietà. Io un mondo salvato pieno di ferocia non so se lo voglio.
Per quanto mi riguarda penso sia indispensabile non fare gli "sbirri di frontiera" ma ragionare, suggerire, proporre, anche criticare, ma in un'ottica costruttiva e di collaborazione. Stando bene attenti che, passata l'emergenza, biblioteche con personale esclusivamente esterno, potrebbero anche non riaprire, in considerazione della loro non essenzialità. Al contrario bibliotecari e bibliotecarie devono iniziare a ragionare assieme su come in futuro dovrà essere possibile riuscire a garantire il servizio anche in situazioni di emergenza, non solo con misure palliative (quanti utenti siamo in grado di raggiungere con le biblioteche digitali, che comunque non si possono a rigor di termini definire "collezioni", men che mai quelle assemblate più o meno casualmente nell'area "open"? quanti utenti "critici" - anziani, diversamente abili, ecc. - per cui le risorse della biblioteca pubblica fanno realmente la differenza?). Ma la sensazione è che anche in coloro che dovrebbero essere in prima linea nel difendere - voltairianamente - la libertà d'espressione e di diffusione delle idee e della discussione siano invece, come e più di altri, intrisi di conformismo sottilmente (ma neanche poi tanto) fascista. E soprattutto l'entusiasmo per il concetto lankesiano di biblioteca come conversazione si è sciolto come neve al sole e tanti bibliotecari e bibliotecarie sono disponibilissimi a considerare le loro biblioteche come meri magazzini che possono tranquillamente stare chiusi in qualsiasi situazione di emergenza. Se la biblioteca è produzione di cultura mediante una "conversazione" tra gli utenti con la mediazione dei bibliotecari allora è necessario trovare modi (come del resto sta iniziando a fare la scuola) per non interrompere la conversazione. E non basta invocare la legge. La legge è fatta non da un monarca intoccabile (per quanto la nostalgia della dittatura emerge da angoli apparentemente impensabili) ma da nostri rappresentanti su cui possiamo far pressione anche grazie alle associazioni professionali.

Commenti

  1. Caro Francesco,
    visto che abito a Bergamo sembra sia titolato a esprimermi su questo argomento, almeno secondo il criterio della tua collega bibliotecaria.

    Questo fatto dell'avere titolo per prendere la parola è un tema che emerge molto spesso nelle discussioni di cui leggo.

    Una volta in una lista di discussione associativa ho espresso un parere che problematizzava una presa di posizione sul percorso formativo degli insegnanti di sostegno e sono stato immediatamente iscritto nella lobby degli insegnanti. Da mettere all'indice. Non ero insegnante, se questo ha qualche importanza.

    La domanda che mi si affaccia in questo tempo francamente non riguarda la sfera sanitaria, ma la prospettiva di quale società riemergerà. Il conformismo che descrivi e di cui sei vittima, certamente non solo in questa circostanza, sembra rispondere alla necessità di un capro espiatorio. Capro individuato e giustificato con argomentazioni volta per volta fantasiose e "scientifiche".

    La domanda che mi faccio, come padre di una persona con disabilità intellettiva, è il peso che questa enfasi sanitaria avrà nel disegnare le politiche di investimento nel futuro. In particolare nel rapporto fra sanitario e sociale, già ora (prima) a netto vantaggio del primo e probabilmente destinato a sbilanciarsi ancora maggiormente.

    A favore di ciò che è essenziale.

    La biblioteca un servizio essenziale?

    Io sono con te nel sostenere lo sia. Anzi, sono con te nel sostenere lo debba essere anche molto di più. Come tu dici luogo di conversazione, (non conosco Lankes, un incontro da approfondire). Ma io direi anche dei bibliotecari, attori sociali, quando interpretano il loro ruolo in questo senso la comunità ne coglie una differenza significativa, palpabile.

    Io credo che dobbiamo far sì che all'emergere da questa situazione si riesca ad affermare ancora più convintamente che è necessaria una partecipazione alla comunità, sentire la presenza di ciascuno come fatto che ci riguarda.
    E non come affronto alla nostra sicurezza, come una deriva possibile potrebbe suggerire, ma come possibilità di alleanza, di messa a fattore comune, a intrecciare le diverse conoscenze per far sì che qualcosa di più grande della somma dei singoli sforzi venga generato.

    Io credo sia e sarà importante accettare il rischio a favore di progettualità che propongano l'espressione di chi è ritenuto senza voce.
    Il rischio che la biblioteca sia sovvertita in alcuni suoi spazi e tempi dall'ingresso di persone con profili eccentrici, fuori dalla campana di Gauss, a favore del tentativo di far sì che tutti possano partecipare, che tutti possano accedere alla cultura.

    Cominciamo a pensarci ora, o meglio continuiamo a pensarci, facciamo in modo che si possa continuare a smentire chi dice che con la cultura non si mangia.
    A proposito, nei flussi da te segnalati leggo dotte argomentazioni sulla persistenza su carta del virus Sars-cov2. Anche sul cartone della pizza, immagino.

    Permettimi di scrivere anche qui a commento delle tue parole quello che ti ho scritto in altra occasione.

    Ascolto voci che risuonano di pensiero e anche di comicità.
    Tengo distanti quelle urlate e quelle consolatorie.


    Un caro saluto, Antonio




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    Risposte
    1. Scrivi: "Il rischio che la biblioteca sia sovvertita in alcuni suoi spazi e tempi dall'ingresso di persone con profili eccentrici, fuori dalla campana di Gauss, a favore del tentativo di far sì che tutti possano partecipare, che tutti possano accedere alla cultura."
      E' un rischio che è indispensabile prendersi, altrimenti non si è biblioteche ma al più circoli di lettura (pur belli e utili, ma appunto cosa diversa, circoli di persone che hanno una passione in comune, non servizi che devono sforzarsi di essere quanto più possibile per tutti. E per essere per tutti occorre trovare soluzioni anche per periodi eccezionali.
      R.D. Lankes (https://davidlankes.org) ha twittato ieri domandando se è possibile dire che le biblioteche non sono chiuse, sono chiuse esclusivamente le loro sedi fisiche. Ha chiesto se i bibliotecari stanno fornendo servizi online come ebook, accesso a database, letture online, supporto informativo (reference). Ovviamente le risposte sono varie ed arrivano dagli USA, ma qui in Italia la risposta è quasi ovunque negativa. Perché le risorse digitali offerte sono quasi esclusivamente di narrativa (non avendo quasi nessuno investito in digitalizzazione del proprio patrimonio o in progetti di reperimento a catalogazione di risorse online), perché per la lettura di storie online la maggior parte è terrorizzata (peraltro giustamente) dalla possibilità che l'agente SIAE bussi alla porta, perché il reference online è qualcosa di quasi completamente sconosciuto (anni fa ho fatto parte di un progetto pilota specialistico che è miseramente naufragato). Se la maggior parte delle biblioteche non ha del resto personale sufficiente o utilizza personale non adeguatamente preparato, non è che ci si possa aspettare altro.

      Elimina
  2. Contro l'attendismo bibliotecario: Luca Ferrieri sulla questione "biblioteche vs. Covid-19" anche alla luce del suo nuovo libro "La biblioteca che verrà": https://aibstudi.aib.it/article/view/12066/11579

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