Passa ai contenuti principali

Ritratti di comunisti (con Giovanni Gentile)

In seguito alla scomparsa di Samir Amin lo scorso 12 agosto, avevo inaugurato su Facebook una serie di post sul tema "ritratti di comunisti" un po' per provocare chi sui social sostiene che il mondo ed in particolare l'Italia del dopoguerra sia sempre stata sotto la loro egemonia salutando il nuovo governo gialloverde come liberazione e cambiamento, un po' per ripercorrere la mia strada decisamente non convenzionale ad una riflessione che sicuramente non è e non vuole essere ortodossa, ma che pure col comunismo si confronta come luce che rischiara le tenebre dell'agire umano.
E in questa carrellata di ritratti mancavano infatti Marx ed Engels, mancava Lenin, mancava anche Gramsci (anche se si tratta di un autore di cui mi dolgo sempre di non avere sufficiente conoscenza e frequentazione). C'erano invece appunto il terzomondismo di Samir Amin. C'era la rivoluzione russa vissuta giornalisticamente da John Reed. C'era il comunismo sovietico celebrato musicalmente da Dmitri Shostakovich.
 

Ma fin qui fondamentalmente non mi ero discostato troppo dall'ortodossia. Con il nome successivo invece le cose cambiano. Il ritratto seguente è stato quello dell'antipsichiatra David Cooper. Originario del Sudafrica, negli anni '60 in Inghilterra fu, assieme a Ronald Laing, uno degli psichiatri che studiò ed interpretò la follia in un'ottica esistenziale e politica. A questo ritratto di comunista obiettò Benedetto Vecchi, giornalista de il manifesto, notando che Cooper non poteva definirsi comunista. Riflettendo sull'osservazione ho ammesso che quello di Cooper non è - a rigor di termini - "comunismo" ma "anarchia", anzi, precisamente "anti-archia". Cooper infatti osserva come i conflitti tra le persone, che portano a sopraffazioni fisiche ma anche psicologiche in cui l'elemento debole (spesso nelle nostre società quello femminile) si "rompe" sfociando nel vissuto della follia, è sempre legato ad un confronto di potere. Il potere è una sorta di risorsa limitata della società distribuita in modo più o meno diseguale tra i vari membri. L'obiettivo a cui tende Cooper è l'eliminazione di tale risorsa per liberare le persone da conflitti e sopraffazioni reciproche. La cosa però non è semplice perché il potere non è una risorsa fisica che si può aggiungere o togliere, ma è prima di tutto una risorsa psicologica che si perpetua in modo automatico attraverso la famiglia e soprattutto attraverso la predominanza in essa della figura del padre. Ecco allora che Cooper auspica per arrivare alla liberazione l'uccisione del padre, ma non del padre biologico, quanto del padre interiore, del padre psicologico che anche in condizioni sociali molto diverse tra loro fa replicare le medesime strutture di potere.
Dopo Cooper sarebbe dovuta essere la volta di Giovanni Gentile. Mettere il volto di Gentile tra i ritratti di comunisti sarebbe però forse stata una provocazione (troppo?) grossa sia per quelli di destra che per quelli di sinistra. Eppure la mia tesi nel lontano 1988 (30 anni fa!) mirava proprio (approfondendo posizioni già avanzate da Dario Faucci) a mostrare come la filosofia gentiliana avesse il suo sbocco politico nel comunismo piuttosto che nel fascismo. Osservando che Gentile si definisce "liberale" non perché voglia una libertà esteriore ma in quanto sostenga che il potere esterno (di un governo, ad esempio) è un'autorità astratta se quel potere non è giustificato dall'interiorizzazione di quel potere da parte di tutti i cittadini. Seguendo il modello di ragionamento utilizzato per Cooper potremmo dire che se Cooper è "anti-archico", Gentile è "pan-archico", cioè per Gentile il potere è concreto - e non è un sopruso astratto da parte di un governo in questo non legittimo - solo quando è accettato e condiviso da tutti i cittadini. In questo senso quando il governo è legittimato, di esso non c'è in realtà più bisogno (se non al limite come di mero esecutore burocratico) perché il governo è "in interiore homine" di tutti i cittadini. In questo senso il risultato finale del percorso cooperiano e di quello gentialiano è fondamentalmente identico: l'assenza di un potere centrale, l'autodeterminazione da parte di tutte le persone. Corollario interessante per commentare la quotidianità, la convinzione gentiliana che i disordini sociali, le manifestazioni, il malessere tra gli strati della popolazione non fossero mali da sradicare quanto piuttosto una spia dell'inadeguatezza dei governanti. Non un caso che il modello politico gentiliano derivi non dalla famiglia ma dalla classe scolastica. Se in una classe regna il disordine e l'insubordinazione la colpa è da cercare non negli alunni indisciplinati, ma nell'insegnante che non sa insegnare perché se sapesse davvero insegnare la classe lo seguirebbe "naturalmente". Non un caso che Gentile sia l'ideatore dell'"esame di Stato" che nei suoi propositi doveva servire più che a certificare le conoscenze dei maturandi a validare le capacità di insegnamento dei loro docenti. Idea così rivoluzionaria che fu subito depotenziata, messa in secondo piano ed infine dimenticata. Ma invece ancor oggi dovrebbe farci riflettere sulla reale anti-democrazia che è quella - da Washington a Parigi a Roma - di quei governi insofferenti alle critiche e ai malesseri delle rispettive società.

Commenti

I post più popolari nell'ultimo anno

Homo ludens: play e game

  La lettura di Homo ludens di Johan Huizinga, il testo che per primo consapevolmente e programmaticamente analizza il gioco all’interno della storia e della cultura umana, e che per questo viene considerato all’origine dei “game studies” ( vedi qui per un parallelo tra l’analisi huizinghiana e l’antico classico cinese I Ching ), pubblicato originariamente nel 1939, nell’edizione italiana (quella utilizzata dal sottoscritto è del 2002) Einaudi si arricchisce di un saggio introduttivo di Umberto Eco del 1973: “Homo ludens” oggi . Sinteticamente Eco rimprovera ad Huizinga di non considerare nel suo testo la dicotomia, perfettamente esplicitata in lingua inglese, tra play e game . Play , l’oggetto del libro huizinghiano, è l’attività ludica, il giocare. Game è invece il sistema di regole e meccaniche del gioco. Nella sua critica ha ragione a sottolineare come Huizinga, che pure sottopone ad una analisi linguistica approfondita il concetto di gioco passando dalle lingue primitive a quel

No more Facebook

Ormai da più di un mese il mio account Facebook è bloccato. Tutto è iniziato con la richiesta di Facebook di caricare un documento d'identità fotografandolo tramite una app messa direttamente a disposizione dal social. Da allora il laconico messaggio che mi si propone è il seguente: Il controllo delle tue informazioni potrebbe richiedere più tempo del solito Grazie per aver inviato le tue informazioni. Le abbiamo ricevute correttamente. A causa della pandemia di coronavirus (COVID-19), disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni. Il controllo del tuo account potrebbe richiedere più tempo del solito. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non potrai usare il tuo account. Grazie per la comprensione.  Ora, dopo il tempo passato, il messaggio è evidentemente farlocco dato che anche la pubblica amministrazione più inefficiente e disorganizzata sarebbe riuscita in oltre un mese a controll

Suzette Haden Elgin e il problema della lingua inclusiva

Leggendo testi sul linguaggio e la sua origine mi sono imbattuto nella linguista Suzette Haden Elgin e nel suo romanzo di fantascienza Lingua nativa , pubblicato in italiano da Del Vecchio Editore nel 2021. In realtà il libro è stato originariamente pubblicato negli Stati Uniti nel 1984 come primo capitolo di una trilogia (non disponibile in italiano) composta anche da The Judas Rose (1987) e Earthsong (1994). Il libro è ambientato in un futuro (tra il XXII e il XXIII secolo) dove il genere femminile dell’umanità è considerato inferiore e privato di tutti i diritti individuali e collettivi. Provate a pensare alla situazione dell’Iran o di altri stati in cui impera il fondamentalismo islamico. Ma nel futuro immaginato da Elgin non è la religione all’origine della discriminazione ma una sorta di pregiudizio di genere (da svariati critici Lingua nativa viene accostato al Racconto dell’ancella , anche se è stato pubblicato l’anno prima del romanzo di Margaret Atwood) che sostanzialmente