[testo inviato in AIB-CUR mercoledì 09/11/2016]
Sabato scorso, 5 novembre bibliotecarie e bibliotecari assieme ad alcuni volontarie e volontari si sono riuniti in una saletta messa a disposizione dalla Biblioteca Valvassori Peroni di Milano per testare e valutare i giochi messi a disposizione per l’edizione 2016 di International Games Day da Asterion e Red Glove. Con la presente colgo l’occasione di ringraziare, anche in qualità di referente di AIB per questa iniziativa, per la disponibilità e la collaborazione il Sistema Bibliotecario di Milano ed il suo Direttore Stefano Parise ma soprattutto per la cordialità e la pazienza i colleghi della Valvassori Peroni. Se è infatti luogo comune che i medici siano i pazienti peggiori, probabilmente è anche vero che i bibliotecari sono i peggiori utenti della biblioteca, quelli che si fanno richiamare per non moderare a sufficienza il tono di voce o che si fanno avvisare a cinque minuti dalla chiusura e non hanno ancora nemmeno cominciato a raccogliere l’immane distesa di materiale che si sono portati. Ma se c’è una cosa che il pomeriggio passato assieme dimostra è che l’attività fatta attraverso i giochi è uno strumento estremamente potente di socializzazione, di condivisione di conoscenze e competenze, di educazione al rispetto reciproco. Se 8 persone di diversa provenienza e formazione, tra cui un bambino, 2 giovanissimi ed almeno un “diversamente” giovane (ovviamente il sottoscritto) sono riusciti a trascorrere un pomeriggio assieme svolgendo un’attività per fini professionali divertendosi assieme e non accorgendosi minimamente del tempo trascorso significa davvero che abbiamo tra le mani uno strumento potente da utilizzare non solo per la promozione dei servizi ma per la creazione ed il rafforzamento delle reti di collegamenti che creano le comunità in cui viviamo.
Qualcuno potrà osservare un po’ cinicamente: bella forza, avete passato un pomeriggio a giocare! Senza però contare che personalmente se avessi potuto scegliere forse avrei preferito i videogiochi ai giochi da tavolo, qualcun altro i giochi di ruolo ai board games, qualcun altro ancora magari non avrebbe disprezzato uscire col fidanzato o con la fidanzata piuttosto che ritrovarsi in una biblioteca il sabato pomeriggio. Per tutti, per chi più e per chi meno, essere lì era un compito, era un lavoro. Un lavoro che si è però trasformato in un’occasione per tutti di socializzazione, di condivisione di conoscenze e competenze, di educazione al rispetto reciproco, come scritto sopra. Ecco allora la convinzione che per il nostro ruolo, per la nostra “mission” di bibliotecarie e bibliotecari dobbiamo vedere il “gaming”, la promozione dell’attività di gioco e videogioco nelle biblioteche, come una risorsa potentissima non solo per la promozione delle biblioteche ma per la creazione di un tessuto di rapporti tra l’istituzione biblioteca e la comunità ed all’interno della stessa comunità, oggi spesso lacerata da divisioni tra diversamente parlanti e tra diversamente pensanti. E dobbiamo riuscire a ridefinirci, anche nell’immaginario popolare, da “shushing librarians” a facilitatori, a guide, ad esperti non solo del mondo video/ludico ma soprattutto dello stare e dell’essere insieme.
Per questo da parte mia arriva la sollecitazione agli organismi AIB, ed in particolare al prossimo CEN che si instaurerà, a rendere la riflessione sul gaming e sui servizi di educazione e socializzazione tramite esso organica all’attività dell’Associazione tramite la creazione formale di un gruppo di lavoro mediante il quale si possa giustificare l’attività professionale passata sul progetto alle amministrazioni di riferimento, ma anche provare a produrre sistematiche occasioni di confronto e di formazione all’interno del panorama professionale non solo nazionale.
Qualcuno potrà osservare un po’ cinicamente: bella forza, avete passato un pomeriggio a giocare! Senza però contare che personalmente se avessi potuto scegliere forse avrei preferito i videogiochi ai giochi da tavolo, qualcun altro i giochi di ruolo ai board games, qualcun altro ancora magari non avrebbe disprezzato uscire col fidanzato o con la fidanzata piuttosto che ritrovarsi in una biblioteca il sabato pomeriggio. Per tutti, per chi più e per chi meno, essere lì era un compito, era un lavoro. Un lavoro che si è però trasformato in un’occasione per tutti di socializzazione, di condivisione di conoscenze e competenze, di educazione al rispetto reciproco, come scritto sopra. Ecco allora la convinzione che per il nostro ruolo, per la nostra “mission” di bibliotecarie e bibliotecari dobbiamo vedere il “gaming”, la promozione dell’attività di gioco e videogioco nelle biblioteche, come una risorsa potentissima non solo per la promozione delle biblioteche ma per la creazione di un tessuto di rapporti tra l’istituzione biblioteca e la comunità ed all’interno della stessa comunità, oggi spesso lacerata da divisioni tra diversamente parlanti e tra diversamente pensanti. E dobbiamo riuscire a ridefinirci, anche nell’immaginario popolare, da “shushing librarians” a facilitatori, a guide, ad esperti non solo del mondo video/ludico ma soprattutto dello stare e dell’essere insieme.
Per questo da parte mia arriva la sollecitazione agli organismi AIB, ed in particolare al prossimo CEN che si instaurerà, a rendere la riflessione sul gaming e sui servizi di educazione e socializzazione tramite esso organica all’attività dell’Associazione tramite la creazione formale di un gruppo di lavoro mediante il quale si possa giustificare l’attività professionale passata sul progetto alle amministrazioni di riferimento, ma anche provare a produrre sistematiche occasioni di confronto e di formazione all’interno del panorama professionale non solo nazionale.
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