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Sta in questi giorni, per altro un po' sonnacchiosi per la mailing list dei bibliotecari italiani AIB-CUR, animandosi un dibattito dedicato alle sorti di Licosa Sansoni Srl, come recita il suo sito "la maggiore Libreria Commissionaria italiana".
La richiesta di informazioni sullo stato di salute dall'azienda a seguito di disservizi nella mancata attivazione di abbonamenti ha prodotto diversi altri interventi che riferivano analoghi problemi. Ma il motivo per cui sto scrivendo qui è l'articolo da Il Giornale del 26 maggio 2016 - citato in lista da un intervento di Gabriele De Veris - in cui il giornalista Luca Romano pone a Antonio Quintino Chieffo, amministratore delegato di AC Finance ed a Giovanni Gentile, Presidente del Consiglio di Amministrazione nonché Legale rappresentante di Licosa Sansoni Srl qualche domanda sulla cordata di industriali da cui si spera arrivi il salvataggio della storica ditta che risale al filosofo e Ministro dell'Istruzione Giovanni Gentile, padre dell'omonimo attuale direttore.
In realtà ero già a conoscenza dell'articolo, ma non vi avevo prestato particolare attenzione. L'averlo riproposto ora, alla fine di un percorso personale durato circa 10 mesi per la realizzazione prima di una gara d'appalto per la fornitura di libri e multimedia per un gruppo d'acquisto composto da 8 biblioteche comunali e poi per la risoluzione consensuale del contratto con la Ditta vincitrice - Licosa, appunto - e riassegnazione dello stesso alla seconda Ditta partecipante alla gara in cui il lavoro di bibliotecario ha ceduto il posto a quello di istruttore amministrativo, mi ha causato un travaso di bile. Il giornalista scrive: "un periodo di crisi dell'azienda, in difficoltà a causa dei persistenti ritardi di pagamento dei suoi clienti, la pubblica amministrazione, insieme alle diminuite opportunità di accesso al credito" facendo passare la pubblica amministrazione nel suo complesso come causa delle difficoltà dell'azienda. Ovviamente non posso parlare a nome di tutte le amministrazioni clienti di Licosa, ma per quanto riguarda l'appalto da me personalmente attuato per i detti 8 comuni - per il triennio 2013-2015 prima e 2016-2018 poi, questo interrotto - la situazione è completamente contraria a quanto sostenuto nell'articolo. Non solo non ci sono stati ritardi nei pagamenti, ma anzi, soprattutto alla fine del 2015 ed all'inizio del 2016 sono stati versati in anticipo pagamenti per ordini effettuati a Licosa. Mi risulta che in altre biblioteche del territorio inoltre abbonamenti pagati e mai ricevuti siano stati convertiti in crediti per acquisto libri, ma con la difficoltà anche a ricevere questi ultimi.
Giovanni Gentile, Direttore di Licosa
Non è stata seguita consapevolmente la strada di applicare sanzioni e penali previste nel capitolato di gara esattamente per non aggravare la situazione di una Ditta già in difficoltà (oltre che per velocizzare l'iter di sostituzione del fornitore) e non far gravare ulteriormente il peso delle scelte - evidentemente sbagliate - compiute dalla Ditta sulle spalle dei dipendenti già a rischio licenziamento (quando non già licenziati).
Ci sarà anche stata qualche amministrazione inadempiente, ma far ricadere tutto il peso della situazione attuale di Licosa sulla Pubblica Amministrazione inaffidabile è propaganda della peggior risma da parte del giornalista. Che non può, vista la provenienza, ammettere che un'azienda privata possa essere in difficoltà a meno che questa difficoltà sia causata dal Pubblico incapace.
Per altro Licosa (e la casa editrice Le Lettere ad essa collegata) ricopre un posto speciale nella mia storia personale: quando nella seconda metà degli anni '80 ero impegnato nella stesura della mia tesi su Giovanni Gentile (il filosofo e padre dell'attuale direttore) mi occorrevano i suoi testi che erano a catalogo e disponibili, ma che le librerie di Parma non riuscivano ad ottenere dai distributori. All'epoca non c'era ancora Internet con IBS o Amazon, così, in diverse occasioni presi direttamente il treno, recandomi negli uffici della allora più o meno neonata Libreria Commissionaria Sansoni ad acquistare direttamente i libri del filosofo, in alcune occasioni ancora nelle edizioni originali degli anni '30. E quale emozione, al rientro a casa, sfogliarli da cima a fondo per tagliare le pagine ancora intonse. Quei libri li ho tutt'ora nella mia libreria, letti, studiati, sottolineati, come meritano. E' perciò con tristezza che constato la situazione attuale della creatura editoriale di quello che è forse stato uno dei maggiori filosofi italiani. Ed ancor peggio il voler far ricadere da parte di giornalisti prezzolati la causa di ciò su quel "pubblico" costola della Nazione che egli - nel bene e nel male - amò fino alla tragica morte.

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