Sto leggendo Della seduzione di Jean Baudrillard (in realtà per altri motivi: in questo libro Baudrillard esamina le attività del giocare e del barare in un testo già pubblicato nell'estate del 2015 dal Manifesto e che ho analizzato qui) e, improvvisamente mi ritrovo di fronte una riflessione estremamente pertinente sulla realtà attuale e che, per coincidenza, va a spiegare piuttosto bene un piccolo ma increscioso incidente occorsomi. Questo testo è stato pubblicato originariamente da Baudrillard nel 1979 (l'edizione italiana a cui faccio riferimento è quella SE del 1997 con traduzione di Pina Lalli) ed in esso mi sembra si possa dire che egli riprenda e traduca filosoficamente lo slogan sessantottino dell'immaginazione al potere. In Baudrillard l'immaginazione diventa la seduzione come una possibilità da contrapporre alla realtà del sesso (utilizzato come strumento di produzione e di riproduzione del valore e del potere) ed all'iperrealtà della pornografia e della prostituzione.
In particolare proprio sulle pagine che trattano della pornografia Baudrillard scrive:
La seduzione è più forte del potere, essendo un processo reversibile e mortale, mentre il potere pretende di essere irreversibile, cumulativo e immortale come il valore. Vuole condividere tutte le illusioni del reale e della produzione, vuole appartenere al campo del reale e così fluttua nell'immaginario e nella superstizione di se stesso (con l'aiuto delle teorie che lo analizzano, sia pure per contestarlo). La seduzione, invece, non appartiene all'ordine del reale.Non appartiene all'ordine della forza. Ma proprio per questo avvolge tutto il processo reale del potere, come tutto l'ordine reale della produzione, con una reversibilità e una disaccumulazione incessanti - senza le quali non ci sarebbero né potere né produzione.
La nostra contemporaneità assiste però ad un preoccupante ribaltamento di questa prospettiva: dall'"immaginazione al potere" a il potere ha imparato ad usare l'immaginazione per mantenere e rafforzare se stesso. L'immaginazione esattamente nel senso di seduzione che aggira il reale e concupisce le persone riuscendo a toccarle là dove sono maggiormente sensibili.È il caso delle "fake news" che, nonostante in alcuni casi sia semplicissimo dimostrarne la inaffidabilità, non solo continuano imperterrite ad essere prodotte e diffuse, ma pure ad essere condivise. Si tratta di affermazioni, notizie, dati che, nonostante abbiano pochi o nessuno contatti con la realtà seducono chi in essi vede una possibilità di riscatto da una condizione che sente ingiusta ed inadeguata. Seducono le persone nel meccanismo primordiale della contrapposizione del "noi-loro": se io sto male, o non sto bene come vorrei deve trovare un "loro" a cui dare la colpa. E "noi" di volta in volta diventano: gli immigrati, i politici che c'erano prima, i funzionari della Pubblica Amministrazione, i percettori di vitalizi, gli editori di libri per bambini che insinuano subdolamente la teoria gender nelle loro pubblicazioni, i burocrati europei, ecc. Chiunque abbia dimestichezza con ricerca e valutazione delle fonti - a qualunque idea politica faccia riferimento - si trova di fronte ad un immane lavoro da Sisifo per mostrare l'infondatezza di una fake news solo per ritrovarne una nuova diffusa capillarmente il giorno dopo.
Esempio pratico: proprio ieri sera scopro che un parente ha postato su Facebook indignatissimo l'immagine di un ragazzo davanti ad una Ferrari con la scritta: "Questo è Alessandro Boldrini, figlio del Presidente della Camera Laura Boldrini. Gestisce 10 cooperative per immigrati e percepisce 6000 euro di stipendio mensili. Nella foto sfoggia la sua ultima Ferrari comprata con i soldi destinati agli italiani. Condividi se sei indignato!" Come minimo era un post da segnalazione, tra l'altro perché bastavano 2 minuti netti su Wikipedia a verificare che Laura Boldrini non ha figli maschi, ma trattandosi di un parente mi sono limitato a commentare con il link a BUTAC e l'esortazione a non farsi prendere in giro. Risposta: Ok, non me ne frega niente. Perché? Lo spiega Baudrillard:
...il reale non ha mai interessato nessuno. È il luogo del disincanto, il luogo di un simulacro di accumulazione contro la morte. Non c'è niente di peggio. Quel che a volte lo rende affascinante, che rende la verità affascinante, è la catastrofe immaginaria che c'è dietro…Soprattutto oggi il reale è mero stoccaggio di materia morta, di corpi morti, di linguaggio morto - sedimentazione residuale.
Il problema è che in questo modo il potere ci sta fottendo più o meno tutti (perché anche i "volenti" alla fine si ritroveranno a stare peggio perché non è il figlio inesistente della Boldrini a rendere l'Italia un posto inospitale, ma gli italiani stessi e coloro che subdolamente cercano di convincerli che le responsabilità siano invece di "altri"), e abbiamo un bel mostrare urbi et orbi che il re e la regina sono nudi ed il primo ha un pene floscio e la seconda una vagina sfatta (metaforicamente, s'intende): nessuno ci sta ad ascoltare perché preferiscono alla realtà un'immagine ideale che li coccoli nel loro desiderio di rivincita contro quelle che giudicano angherie e soprusi nei loro confronti. E allora tutto il nostro battere sul reale si dimostra baudrillardianamente vano e dovremmo piuttosto studiare una seduzione ancora più efficace ed attraente. Ma quale? Si tratta di una sfida difficile anche solo da immaginare poiché mentre da una parte abbiamo gente esperta ormai da anni nell'illudere e sedurre l'elettorato a tal punto che oggi abbiamo alla guida del Paese una forza politica che è riuscita a convincere milioni di elettori che l'onestà sia meglio della competenza, dall'altra persone ed anche movimenti esperti a riconoscere la fondatezza del reale e che quindi s'affannano a cercare di mettere davanti agli occhi della gente la realtà, una realtà che non interessa a nessuno.
Jean Baudrillard
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