Il sesto volume della collana Conoscere la biblioteca (Editrice Bibliografica: btw bello il nuovo logo a farfallina... ispirato a Belen?) è La biblioteca spiegata agli insegnanti di Carla Ida Salviati. Parlare del rapporto tra insegnanti/scuola e bibliotecari/biblioteche porta a me come sicuramente a molti colleghi di biblioteche pubbliche o scolastiche ricordi e impressioni non sempre anzi raramente piacevoli.
Tanto per dire, quando assieme all’ufficio Pubblica istruzione abbiamo affrontato il percorso di certificazione ISO 9001 sia il sottoscritto come responsabile della Biblioteca sia la responsabile dell’Ufficio PI, per altro per svariati anni in precedenza responsabile proprio della Biblioteca, vivevamo e rappresentavamo all’Ingegnere incaricato di seguirci nel percorso di certificazione il rapporto con la scuola come intimamente conflittuale, volto a contendere le risorse del pubblico di riferimento: le famiglie dei bambini in età scolare. E lui, l’Ingegnere, a spiegarci che non si poteva parlare di conflittualità, ma piuttosto che il nostro rapporto era da descrive come quello tra “shareholder”, ovvero come tra soggetti che condividono uno scopo, un oggetto comune e in quanto tali devono trovare il modo migliore e più fruttuoso per entrambi e per i clienti condivisi per cooperare. Miracoli della qualità? La cosa ha funzionato. In particolare la Biblioteca ha ampliato la collaborazione con tutti i gradi scolastici a livelli mai sperimentati prima, nonostante il contrarsi delle risorse, in specie quelle umane. Ma si sa: se quello che facciamo ci da soddisfazione l’impegno va anche oltre quelli che sarebbero i confini contrattuali...
Se c’è qualcosa che mi fa difetto nel bel libro della Salviati (a parte un macroscopico scivolone a proposito della cultura videoludica di cui mi riservo di dar conto con maggiore dovizia nell’altro mio blog: http://ossessionicontaminazioni.wordpress.com/2012/06/19/narrativa-videoludica-e-biblioteche/) è proprio la mancanza - dato che comunque il libro è dedicato agli insegnanti - di suggerimenti, di trucchi per far sì che i bibliotecari collaborino efficaciemente all’attività didattica. Perché fondamentalmente i bibliotecari non solo hanno come mission quella dell’educazione permanente (e perciò tanto di bambini/adolescenti quanto di adulti), ma “normalmente” i bibliotecari sono entusiasti a collaborare con la scuola e con gli insegnanti (banalmente anche solo per mero opportunismo: crescono i prestiti). Un insegnante che si reca in biblioteca al momento di realizzare un percorso didattico per consigli su letture ed approfondimenti si trova al fianco un collaboratore solitamente entusiasta, in grado di aprire finestre su aspetti a volte trascurati dal panorama scolastico ufficiale.
Il problema pertanto (almeno come lo conosce chi scrive) non è informare gli insegnanti su cosa è una biblioteca o su quali sono le sue risorse (cose che almeno a livello teorico tutti gli insegnanti già dovrebbero conoscere) ma piuttosto spingerli ad entrare in biblioteca, spingerli a parlare coi bibliotecari dei rispettivi progetti didattici, spingerli a sedersi con loro attorno ad un tavolo all’inizio dell’anno scolastico per confrontarsi su iniziative che è possibile attuare con mutuo beneficio.
Onestamente alle volte è comodo anche per i bibliotecari far finta di nulla, lamentarsi che la scuola non collabora, ma guardarsi bene dall’andarla attivamente a pungolare e stimolare (d’altra parte ancora molti bibliotecari sono anche dipendenti pubblici...). Ma se gli insegnanti latitano dal versante proposte non è detto che la cosa sia negativa. Ricordiamoci che un insegnante proporrà al bibliotecario che il bibliotecario si faccia in qualche modo stampella della didattica scolastica. Al contrario se è il bibliotecario a prendere l’iniziativa, sarà la scuola e l’insegnante, in qualche modo, a farsi supporto della mission educativa della biblioteca, col che è possibile, a volte e magari in misura limitata, scardinare i rigidi steccati delle discipline e dei curricola scolastici.
Tanto per dire, quando assieme all’ufficio Pubblica istruzione abbiamo affrontato il percorso di certificazione ISO 9001 sia il sottoscritto come responsabile della Biblioteca sia la responsabile dell’Ufficio PI, per altro per svariati anni in precedenza responsabile proprio della Biblioteca, vivevamo e rappresentavamo all’Ingegnere incaricato di seguirci nel percorso di certificazione il rapporto con la scuola come intimamente conflittuale, volto a contendere le risorse del pubblico di riferimento: le famiglie dei bambini in età scolare. E lui, l’Ingegnere, a spiegarci che non si poteva parlare di conflittualità, ma piuttosto che il nostro rapporto era da descrive come quello tra “shareholder”, ovvero come tra soggetti che condividono uno scopo, un oggetto comune e in quanto tali devono trovare il modo migliore e più fruttuoso per entrambi e per i clienti condivisi per cooperare. Miracoli della qualità? La cosa ha funzionato. In particolare la Biblioteca ha ampliato la collaborazione con tutti i gradi scolastici a livelli mai sperimentati prima, nonostante il contrarsi delle risorse, in specie quelle umane. Ma si sa: se quello che facciamo ci da soddisfazione l’impegno va anche oltre quelli che sarebbero i confini contrattuali...
Se c’è qualcosa che mi fa difetto nel bel libro della Salviati (a parte un macroscopico scivolone a proposito della cultura videoludica di cui mi riservo di dar conto con maggiore dovizia nell’altro mio blog: http://ossessionicontaminazioni.wordpress.com/2012/06/19/narrativa-videoludica-e-biblioteche/) è proprio la mancanza - dato che comunque il libro è dedicato agli insegnanti - di suggerimenti, di trucchi per far sì che i bibliotecari collaborino efficaciemente all’attività didattica. Perché fondamentalmente i bibliotecari non solo hanno come mission quella dell’educazione permanente (e perciò tanto di bambini/adolescenti quanto di adulti), ma “normalmente” i bibliotecari sono entusiasti a collaborare con la scuola e con gli insegnanti (banalmente anche solo per mero opportunismo: crescono i prestiti). Un insegnante che si reca in biblioteca al momento di realizzare un percorso didattico per consigli su letture ed approfondimenti si trova al fianco un collaboratore solitamente entusiasta, in grado di aprire finestre su aspetti a volte trascurati dal panorama scolastico ufficiale.
Il problema pertanto (almeno come lo conosce chi scrive) non è informare gli insegnanti su cosa è una biblioteca o su quali sono le sue risorse (cose che almeno a livello teorico tutti gli insegnanti già dovrebbero conoscere) ma piuttosto spingerli ad entrare in biblioteca, spingerli a parlare coi bibliotecari dei rispettivi progetti didattici, spingerli a sedersi con loro attorno ad un tavolo all’inizio dell’anno scolastico per confrontarsi su iniziative che è possibile attuare con mutuo beneficio.
Onestamente alle volte è comodo anche per i bibliotecari far finta di nulla, lamentarsi che la scuola non collabora, ma guardarsi bene dall’andarla attivamente a pungolare e stimolare (d’altra parte ancora molti bibliotecari sono anche dipendenti pubblici...). Ma se gli insegnanti latitano dal versante proposte non è detto che la cosa sia negativa. Ricordiamoci che un insegnante proporrà al bibliotecario che il bibliotecario si faccia in qualche modo stampella della didattica scolastica. Al contrario se è il bibliotecario a prendere l’iniziativa, sarà la scuola e l’insegnante, in qualche modo, a farsi supporto della mission educativa della biblioteca, col che è possibile, a volte e magari in misura limitata, scardinare i rigidi steccati delle discipline e dei curricola scolastici.
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