[Riflessioni preparate per ALBA http://www.soggettopoliticonuovo.it/]
Con la presente vorrei sottolineare la situazione drammatica della pubblica amministrazione, particolarmente per quanto riguarda gli enti locali. Gli enti locali, strozzati da anni di "patti di stabilità" (una misura analoga al, a livello statale, pareggio di bilancio, che ALBA si propone di rimuovere), di riduzioni delle spese per il personale, di "brunettate" sono ridotti a non riuscire più a mantenere il livello dei servizi che a loro compete e che riguardano direttamente tutti i cittadini (asili nido, servizi, scolastici, servizi per l'assistenza, servizi culturali e biblioteche, ecc.).
Per questo urge non solo liberare almeno gli enti virtuosi dai vincoli di spesa e di assunzioni imposti dalle finanziarie che si sono succedute negli ultimi anni, ma anche pensare ad una riorganizzazione vera e propria dell'amministrazione e del rapporto di lavoro. Al posto di un sistema basato unicamente su una valutazione castigante come quella voluta da Brunetta che può tuttalpiù soddisfare pruriti vendicativi ma non ha risolto alcunché occorre andare in direzione di un rafforzamento e ad un effettivo miglioramento del servizio erogato. Questo avviene esclusivamente ampliando i servizi avendo presente l'interesse degli utenti/cittadini. Nell'ottica di privilegiare tale interesse occorre ampliare gli orari dei servizi di front/office in particolare in fasce comode all'utenza, mediante aperture pomeridiane, continuate, festive. Occorre gestire i servizi adeguandoli ad una logica della qualità che non sia esclusivamente una patente per gli amministratore ma la reale filosofia della gestione del servizio in vista della trasparenza e del miglioramento continuo.
Significativo per il miglioramento sarebbe anche rinnovare i contratti offrendo ai lavoratori del pubblico impiego stipendi decenti (oggi la retribuzione effettiva della posizione lavorativa corrispondente a quella di un capufficio in un ente locale non arriva ai € 1.500) anche a fronte di un orario più lungo (da 36 a 40 ore) e alla redistribuzione in fasce orarie più agevoli per il pubblico.
Tale razionalizzazione potrebbe avvenire a costi relativamente bassi mediante una efficace riorganizzazione del servizio: concentrando le funzioni di front/office, spostando personale dalle amministrazioni non in sofferenza a quelle che per effetto delle finanziarie sono ridotte all'osso, facendo in modo che vengano accorpati gli enti più piccoli.
In particolare vorrei ricordare che in AIB-CUR, la lista di discussione dei bibliotecari italiani, qualche anno fa un utente lamentava il fatto che le biblioteche non fossero aperte con gli stessi orari delle librerie pur avendo con queste un pubblico sostanzialmente omogeneo. Tale utente era fastidioso non tanto perché le sue richieste erano infondate, quanto perché mediamente oggi le biblioteche, pur non essendo considerate de iure un servizio essenziale, sono tra gli uffici pubblici quelli con un maggiore numero di ore di apertura, comprensivo di ore pomeridiane e financo notturne e festive. Questo senza particolari benefici per il personale che mediamente ottiene la medesima retribuzione dei colleghi occupati prevalentemente in orario antimeridiano. Ulteriori ore di apertura necessitano ovviamente di incremento di personale, o di investimento significativo in ore straordinarie, senonché si tratta di voci entrambe tagliate dai bilanci invece di essere incrementate.
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